Addossati
al cespuglio, il caporale ed io rimanemmo in agguato tutta la notte,
senza riuscire a distinguere
Segni
di vita nella trincea nemica. Ma l’alba ci compensò dell’attesa.
Una
vita sconosciuta si mostrava improvvisamente ai nostri occhi. Quelle
trincee, che pure noi avevamo
attaccato
tante volte inutilmente, così viva ne era stata la resistenza,
avevano poi finito con l’apparirci
inanimate,
come cose lugubri, inabitate da viventi, rifugio di fantasmi
misteriosi e terribili. Ora si mostra-
vano
a noi, nella loro vera vita. Il nemico, il nemico, gli austriaci, gli
austriaci!... Ecco il nemico ed ecco
gli
austriaci. Uomini e soldati come noi, in uniforme come noi, che ora
si muovevano, parlavano e
prendevano
il caffè, proprio come stavano facendo, dietro di noi, in quell’ora
stessa, i nostri stessi compagni.
Strana
cosa. Un’idea simile non mi era mai venuta alla mente. Ora
prendevano il caffè. Curioso! E perché
Non
avrebbero dovuto prendere il caffè? Perché mai mi appariva
straordinario che prendessero il caffè?
E,
verso le 10 o le 11, avrebbero anche consumato il rancio, esattamente
come noi. Forse che il nemico
Può
vivere senza bere e senza mangiare? Certamente no. E allora, quale la
ragione del mio stupore?
Emilio Lussu da "Un anno sull' altipiano"
Monumento ai Caduti di Canove