Sponde di città
Sponde di città
terreni incolti
prati bagnati di
cielo
Tutti i fiumi e
tutti i vini
mi girano nella
testa
Manzanarre e
Mockvà
dov’era mai?
La terra si
dischiude.
Ci sono tutti,
quelli che per
miracolo
spartivano con
gioia
e l’odio e la
gioia.
Un fiume di sangue
ha sommerso quei sorrisi di bimbi.
La mitraglia ha
spento quei canti di adolescenti.
Fede speranza
caritate
“ all’inferno
sono andate “.
Al di là delle
atroci sconfitte
delle vittorie
rovesciate
delle libertà
mutilate
la guerra urla a
morte.
Ci sono tutti
giù, nell’abisso
e ridono dei
fratelli
i vivi
questi apostoli di
sventura
che sanno solo
piangere nelle polvere
gemere sul ciglio
di una tomba.
Le mascelle di
scheletro
scrocchiano e si
spalancano
in un unico grande
riso
sardonico
quando il lamento
di quelle ombre in carne
arriva fino a
loro.
Esseri informi,
ibridi
sarebbe dunque
questa la vostra pena
che ci sia un
posto per tutti sotto il sole
e sopravvivere a
ciò che unico appariva
degno di essere
vissuto?
Sarete sempre
fuori gioco:
scendendo a patti
con voi stessi
non vi
abbandonerete mai, abbagliati
occhi radiosi,
bocche riarse, ventre di fuoco
al carnaio
benefico.
Avete troppo da
fare nei cimiteri della storia
avete troppo da
pensare
nella vostra
povera testa pesante
troppo da dire con
le vostre labbra amare
aperte su tutte le
incoerenze.
Avete anche
troppi tesori da
sprecare
in quelle mani
eternamente vuote.
Esseri informi…
ibridi
voi non sapete
ancora
che solo l’attimo
vuol essere vissuto
preferite
allungare i miracoli
che non dovete che
a noi.
Quanto vi resta da
esistere
scorre come la
sabbia tra le dita
e voi lasciate
fare
immobili
oppure affrettate
la rovina
al ritmo scosso di
pupazzi meccanici
oppure insistete
fortemente
con tutto il peso
di una ragione lungimirante
con tutto il peso
di una saggezza pertinente.
Sì le vostre
lacrime chiamano il riso.
Se non sapete fin
d’ora
“ guidare il
carro e l’aratro sopra le ossa
dei morti “
è solo perché
fra poco
il nostro inferno
coprirà l’universo:
fuoco dal cielo
schianti dalla
terra
lava bollente
gemme preziose
vi colpiranno al
cuore
in un caos sonoro,
assurdo e scintillante.
Laure pseudonimo
di Colette Peignot 1903 – 1938
Poema scritto dopo
un viaggio in Catalogna e