venerdì 24 febbraio 2023

I Molti/Animali piante persone migranti...Michelangelo Setola/Stefano Ricci

 


54/Beccacino, Allinago Paraguaiae, conosciuto
anche come Beccacino del Paraguay, è un uccello carat-
terizzato da un becco che ricorda un ago. Fa parte della
famiglia degli uccelli acquatici, ma con questi ultimi ha
poco da spartire per quanto riguarda la migrazione. Il
Beccacino è l'uccello dei record: non esistono altri uccelli
migratori in grado di coprire una distanza di 11.000 chilo-
metri senza fermarsi. Questo animale  è in grado di volare
dall'Alaska alla Nuova Zelanda, motivo per cui durante i
mesi precedenti alla migrazione guadagna molto peso
per poter affrontare il lungo percorso. In pratica, riesce a
volare senza interruzioni per una settimana.

I Molti/Animali piante persone migranti
Squadro Edizioni Grafiche/Collana Sigaretten
- 2021 -





lunedì 20 febbraio 2023

I Molti/Animali piante persone migranti...Michelangelo Setola/Stefano Ricci

 


31/Queste piante, la falsa Ninfea, il Tribolo o Casta-
gno acquatico, comuni negli stagni, nei fossati, nelle poz-
zanghere delle torbiere, non sono visibili durante l'inverno
poiché riposano nel fango. Il loro gambo allungato, sottile,
strascicante, è guarnito di foglie ridotte a filamenti rami-
ficati. Nel punto in cui hanno inizio queste foglie così tra-
sformate, si nota una specie di piccola borsa a forma di
pera, la cui estremità superiore è acuminata e munita di
una apertura. Quest'apertura è chiusa da una valvola che
si può aprire solo dal di fuori verso l'interno e i cui bordi
sono muniti di peli ramificati; la parte interna della borsa è
tappezzata di altri piccoli peli secretori che le danno l'a-
spetto del velluto. Quando giunge il momento della fioritu-
ra, i piccoli otri si riempiono d'aria, e più l'aria tende a sfug-
gire più si chiude la valvola. Tutto ciò dà alla pianta una
grande leggerezza specifica che la porta alla superficie
dell'acqua; allora soltanto sbocciano quei graziosi fiorelli-
ni gialli che sembrano piccoli strani musetti con le labbra
rigonfie, bocche il cui palato è striato di linee arancioni o
color ferro. Durante i mesi di giugno, luglio e agosto esse
mostrano i loro freschi colori fra i detriti vegetali e si alza-
no graziosamente sull'acqua torba. Ma quando la feconda-
zione ha avuto luogo, il frutto si sviluppa e le parti si inver-
tono; l'acqua pesa sulla valvola degli otricoli, la spinge, si
precipita nella cavità, appesantisce la pianta e la costringe a
ridiscendere nella melma.
Non possiamo lasciare le piante acquatiche senza ricor-
dare brevemente la vita della più romantica di esse: la
leggendaria Vallisneria, una Idrocaridea le cui nozze rap-
presentano l'episodio più tragico della storia amorosa e
migratoria dei fiori. La Vallisneria è una pianta insignifican-
te che non ha niente della grazia singolare delle ninfee o
di alcune alghe acquatiche; ma sembra che la natura si
sia divertita a porre in questa pianta una bella idea. Tutta la
sua esistenza trascorre in fondo all'acqua, in una specie di
dormiveglia, fino all'ora nuziale in cui essa aspira ad una 
nuova vita. Allora, il fiore femmina svolge lentamente la 
lunga spirale del suo peduncolo, sale, emerge e si schiu-
de alla superficie dello stagno.
Da un ceppo vicino, i fiori maschi, che la intravedono at-
traverso la luminosità dell'acqua, si alzano a loro volta,
verso la pianticella che galleggia, l'attendono e la chiama-
no in un magico mondo; ma i fiori maschi, giunti a mezza
strada, sono bruscamente frenati: il loro gambo, sorgente
della loro stessa vita, è troppo corto ed essi non potranno
mai raggiungere quel mondo di luce, il solo on cui possa
compiersi l'unione degli stami col pistillo. Ma i fiori maschi 
hanno racchiusa dentro di loro una bolla d'acqua. Sembra
quasi che esitino un istante; poi, con uno sforzo magnifico
- il più soprannaturale che io conosca nei fasti degli in-
setti e dei fiori - spezzano deliberatamente i legami che li
attaccano all'esistenza, per slanciarsi incontro alla felicità.
Si strappano dal loro peduncolo e con uno slancio incom-
parabile i loro petali infrangono la superficie dell'acqua.
Feriti a morte, i fiori maschi galleggiano un attimo accanto
alle loro inconsapevoli fidanzate; l'unione si compie, dopo
di che i sacrificati vanno a morire alla deriva, mentre la
sposa, già madre, chiude la corolla dove vive il loro ultimo
respiro, riavvolge lo stelo a sperale e ridiscende nelle pro-
fondità per maturarvi il frutto del primo e ultimo bacio.

I Molti/Animali piante persone migranti
Squadro Edizioni Grafiche/Collana Sigaretten
- 2021 -



mercoledì 15 febbraio 2023

I Molti/Animali piante persone migranti... Michelangelo Setola/Stefano Ricci



08/ Fuori dalla tenda del campo profughi di Rass
Baalbek, nel nord del Libano, a dieci chilometri dalla
frontiera siriana, una bambina impila piccoli pezzi di
stoffa, e un'altra attraversa grossi pneumatici bagnati,
che brillano in una macchia di luce. Un bambino porta un
sasso all'orecchio, telefona a un ragazzino seduto che 
ride. E' quasi buio.

09/Scendiamo verso Hermel. Tre ragazzini, sul
confine del campo, fanno rotolare pneumatici più grandi di
loro. Tra le corsie della strada che attraversa la valle della
Bekaa appaiono i grandi ritratti dei martiri di Hezbollah,
protetto da piccole tettoie di tegole. All'ultimo piano di una
casa in costruzione due ragazzi si nascondono qualcosa
sotto il maglione, ridono e spostandosi scompaiono dietro
una parabolica rossa di ruggine.
Arriviamo al campo. Tutte le famiglie che sono qui sono arri-
vate insieme dalla Siria, dice Hassan, sono venuti in Libano
passando dal valico, lì non c'è confine. Il proprietario li aiuta,
ha dato loro la terra da coltivare, da pascolare le vacche, ma
il loro problema è che non hanno più niente, non hanno sol-
di, attrezzi, animali, e non possono farci niente.
Sul sentiero sterrato grandi cisterne d'acqua, e una piccola
fabbrica di mattoni. Cinque famiglie siriane sono arrivate qui
da sei anni, dice Hassan, il proprietario paga gli uomini quat-
tro dollari al giorno, le donne due. Gli ha dato un po' di terra
all'uscita della fabbrica, e hanno costruito alcune case di
mattoni, grandi come ripostigli, come piccoli garage.

10/La sera prima di partire, in un bar di Zahle vicino
al confine siriano, li ho ascoltati raccontare di un uomo, un
cercatore d'acqua, un italiano che lavora nei progetti della
cooperazione internazionale e si sposta continuamente,
da un progetto all'altro, cambia i paesi, i continenti. Cerca
l'acqua, la trova e riparte. Era stato lì qualche settimana
prima, e sembrava che lo conoscessero tutti. Ognuno
aggiungeva un racconto, tutte storie con l'acqua, acqua
che lui ha trovato in  posti dove sembrava impossibile
farlo. E qualcuno ha detto di averlo sentito parlare di un 
rabdomante.
Ha detto che non si sente poi così diverso da questo
rabdomante che ha conosciuto - facciamo cose simili -
ha detto. Guardo anch'io certe piante, guardo se ci sono
certe rocce, studio la conformazione del territorio. Anche i
rabdomanti lo fanno. Loro tengono tra le mani un legno a
tre punte, io altre cose, ma quello che facciamo, in fondo
si somiglia.


I Molti/Animali piante persone migranti
Squadro Edizioni Grafiche/Collana Sigaretten
- 2021 -





lunedì 6 febbraio 2023

Anarchici... OGGI 1974


OGGI - 1974                                  




Alfredo Chiappori - Vado l'arresto e torno
Feltrinelli ed. - 1974 

 

giovedì 2 febbraio 2023

BRUNO SEGRE...

 


Che cosa hai perso con le leggi razziali?   


La mia è stata un infanzia abbastanza solitaria. Mi è mancato il mondo dei coetanei. La scuola era a un passo da casa e quando incontravo dei compagni, a quel punto ex,non mi vedevano più. Ero diventato invisibile...Le leggi razziali impedivano che noi ebrei inquinassimo con la nostra presenza le scuole del Regno, vuoi come docenti vuoi come studenti. Però ci concedevano di presentarci come privatisti agli esami terminali dei vari cicli scolastici. Per fare la quarta e la quinta elementare, e poi l'esame di ammissione alle medie, fui affidato a un anziana insegnante in pensione, antifascista e molto valida, che chiamavo "zia Maria", dandole del tu.


dal libro-intervista di Bruno Segre  "Che razza di ebreo sono io"