giovedì 30 agosto 2018

Geometria + geografia.........Ultima lezione...





Muro Israele/Cisgiordania
Questo muro è lungo Km. 700
Come da Roma (Italia) a Sondrio (Italia). 





Muro Ungheria / Serbia
Questo muro è lungo km. 175
Come da Bologna (Italia) a Siena (Italia).  



Altre lezioni il 13 e il 16/06 e il 02/07/2018  

lunedì 27 agosto 2018

Margaret Atwood...


Questa foto sono io                                                        Una settimana in Italia - Mercoledì


Fu scattata tempo fa.
Da principio sembra
una stampa
imbrattata: linee sbavate e macchie grigie
confuse con la carta;

poi, scrutandola,
scopri nell'angolo a sinistra
un oggetto simile a un ramo:  parte di un albero
(abete o balsamina) che spunta
e, a destra, a metà
di quello che è forse un lieve
pendio, una casetta di legno.

Sullo sfondo c'è un lago,
e oltre, basse colline.

(La foto fu scattata
il giorno dopo che annegai.

Io sono nel lago, al centro
della scena, proprio sotto la superficie.

E' difficile dire dove
di preciso, o dire
se sono grande o piccola
l'acqua sulla luce
distorce l'immagine.
ma se non ti stanchi di guardare
alla fine
sarai in grado di vedermi).


Poesie - Bulzoni Editore - 1966 -

giovedì 23 agosto 2018

Margaret Atwood...


Questa storia...                                                                 Una settimana in Italia - Martedì


Questa storia mi fu raccontata da un altro viaggiatore
che era di passaggio. in un paese straniero, come tutto del resto.

Quando era giovane insieme a un altro ragazzo modellò una donna col fango.
Iniziava dal collo e finiva alle ginocchia a ai gomiti: si erano limitati alle cose
essenziali. Ogni giorno di sole remavano fino all'isola dove lei abitava,
di pomeriggio quando il sole l'aveva riscaldata, e facevano l'amore con lei,
affondavano estatici nel suo morbido ventre umido, nella sua bruna carne
verminosa su cui spuntavano già le erbacce. Si davano il cambio, non erano
gelosi, lei li prediligeva entrambi. Dopo la riaggiustavano, facevano più
spaziose le anche, più grossi i seni con i lucenti capezzoli di pietra.

Il suo amore per lei era perfetto, poteva dirle qualsiasi cosa, in lei riversava
tutta la sua vita. Un'improvvisa inondazione la spazzò via. Da allora, lui disse,
nessuna donna era stata pari a lei.

Questo. dunque, è ciò che vorresti ch'io fossi, questa donna di fango?
Questo è ciò che vorrei essere io? Troppo semplice.


Poesie - Bulzoni Editore - 1974 -

lunedì 20 agosto 2018

Margaret Atwood...


Nota al rapporto di Amnesty sulla tortura                                 Una settimana in Italia - Lunedì
     

La camera di tortura non assomiglia a nulla
che ci si possa aspettare.
Niente scena d'opera o catene sexy e
roba di pelle come nelle riviste porno
in carta patinata, niente segrete orrende
anni trenta veli di ragnatele; né
nudi spazi cromati
in una fredda luce del futuro
che crediamo di temere.
Assomiglia più a una delle più fruste
stazioni delle Ferrovia Britanniche, con pareti
verdi scrostate e tè versato,
giornali accartocciati, e un uomo chino
che pulisce sempre il piancito.

Ma puzza; come un ospedale,
di antisettici e di malattia
e certi giorni, di sangue
che ha dovunque lo stesso odore,
qui o dal macellaio.

L'uomo che lavora qui
sta perdendo l'odorato.
E' contento del posto che ha, perché
ce n'è pochi.

Non è uno dei torturatori, è solo
l'uomo che pulisce il piancito:
ogni mattina lo stesso vomito,
gli stessi denti sparsi, la stessa
piscia e merda liquida, lo stesso panico.

Alcuni hanno coraggio, altri
no; coloro che fanno quello che crede
il lavoro vero, e che sono
annoiati, perché i funzionari
inferiori sono sempre annoiati, dicono loro
che non vale la pena, chi verrà mai
a sapere che sono coraggiosi, meglio
parlare subito
e farla finita.

Alcuni non hanno niente da dire, e anche questo
non importa. I loro corpi
contorti, con le dita
dilaniate e la lingua tormentata, sono gettati
al di là delle lance della cancellata
sul prato del Console, insieme
ai corpi dei bambini
bruciati per far parlare le madri.

L'uomo che pulisce il piancito
è contento di non essere lui.
Lo sarà se mai dirà
quello che ha visto. Lavora molte ore,
si sottopone alle perquisizioni, mangia
la colazione che si porta da casa, che sa
di sangue vecchio e segatura
con cui pulisce il piancito. La moglie
è contente che le porti i soldi
per mangiare, le disse
di non fare domande.

Mentre spazza, cerca di
non sentire; cerca
di trasformarsi in un muro,
un muro spesso, in muro
morbido e senza eco. Non pensa
ad altro che alla via del ritorno
alla torrida baracca che ha per casa,
alla porta
che si apre e ai figlioli
con la pelle intatta e gli occhi limpidi
che gli corrono incontro.

Ha paura di
ciò che potrebbe fare
se glielo dicessero,
ha paura della porta,

ha paura, non della
porta, ma della porta che
si apre; qualche volta, non importa
quanto si sforzi,
i suoi figlioli non ci sono.


Poesie - Bulzoni Editore - 1978 - 





giovedì 16 agosto 2018

Umberto Eco...


AUGURI ITALIA                


L'Ur-Fascismo scaturisce dalla frustrazione individuale o sociale. Il che spiega perché una delle caratteristiche tipiche dei fascismi storici è stato l'appello alle classi medie frustrate, a disagio per qualche crisi economica o umiliazione politica, spaventate dalla pressione dei gruppi sociali subalterni. Nel nostro tempo, in cui i vecchi "proletari" stanno diventando piccola borghesia (e i Lumpen si autoescludono dalla scena politica), il fascismo troverà in questa nuova maggioranza il suo uditorio.


da Umberto Eco  "Il fascismo eterno" conferenza del 25 aprile 1995

lunedì 13 agosto 2018

E. Balibar...



Gli erranti non sono una classe. Non sono una razza. Non sono "la moltitudine". Direi che sono una parte mobile dell'umanità, sospesa tra la violenza dello sradicamento e quella della repressione. E' solo una parte della popolazione mondiale (una piccola parte del resto), ma altamente rappresentativa, perché la sua condizione concentra gli effetti di tutte le ineguaglianze del mondo attuale e perché è portatrice di quello che Jacques Rancière ha chiamato la "parte dei senza parte", cioè la mancanza di diritti che bisogna colmare perché ci sia finalmente eguaglianza nell'umanità. Si tratta di sapere se l'umanità espelle da sé questa parte di se stessa o se ne integra le esigenze nell'ordine politico, nel suo sistema di valori. E' una scelta di civiltà. E' la nostra scelta.


Etienne Balibar  dal quotidiano "Il Manifesto" del 12.08.2018

lunedì 6 agosto 2018

giovedì 2 agosto 2018

2 Agosto 1980...BOLOGNA...OGGI



   Il nome di Maria Fresu   

E il nome di Maria Fresu
continua a scoppiare
all'ora dei pranzi
in ogni casseruola
in ogni pentola
in ogni boccone
in ogni
rutto - scoppiato e
disseminato -
in milioni di
dimenticanze, di comi, bburp.


Andrea Zanzotto