sabato 29 aprile 2017

William Morris... Acqua che corre...



Il vento soffia sui monti e fredda è la notte
E il Tamigi scorre gelido tra i campi e le colline
Ma cara e amica e questa vecchia casa
E il mio cuore è caldo nel mezzo dell'azzardo invernale...

mercoledì 26 aprile 2017

Toti Scialoja...Acqua che corre...



Scende la sera sul Mississippi
e i moscerini si addensano fitti...
I pipistrelli, sempre più vispi,
vengono e vanno, ma credo si strippino.

sabato 22 aprile 2017

Marina I. Cvetaeva...Acqua che corre...



E - il lungo fiume. All'acqua
mi tengo, come a uno spessore compatto.
Giardini di Semiramide
pensili - così siete voi!

All'acqua (sbarra d'acciaio
con sfumature di cadavere)
mi tengo, come al suo spartito
la cantante, all'orlo del muro

il cieco... Non ridai indietro?
No? Mi piego - mi senti?
All'appagatrice di ogni sete
mi tengo, come all'orlo del tetto

il sonnambulo...
                        Ma non viene dal fiume
il tremito - sono nata naiade!
Al fiume tenersi come a una mano,
quando l'amato è a fianco -
e fedele...
              I morti sono fedeli.
Sì, ma non è per tutti una topaia...
La morte a sinistra, a destra
tu.
   Come morto il fianco destro.

Un fascio di luce abbagliante.
Una risata -  come un sonaglio da un soldo.
" Voi ed io dovremmo...
                                    (Un brivido.)
... Saremo coraggiosi? "


Marina I. Cvetaeva   da "Poema della fine"

martedì 18 aprile 2017

Mariangela Gualtieri... Acqua che corre...



La garonna è forte acqua che corre
natura liquefatta che si impenna
pericolosa in gorghi
srotola un cielo deforme
e lo trascina per la campagna.
E' fiume femmina.
Si vede dall'aperto che sprigiona -
da come accoglie.

1951

venerdì 14 aprile 2017

Velimir Chlébnikov... Acqua che corre...



" L'Unico Libro "


Io vidi che le nere Vede,
il Corano e il Vangelo
e i libri dei mongoli
in tabelle di seta,
con polvere di steppe,
con letame fragrante,
come sogliono fare
le calmucche ad ogni alba,
da soli innalzarono un rogo
e vi si posero sopra da soli.
Le bianche vedove in una nube di fumo si nascondevano,
per affrettare l'avvento
dell'Unico Libro,
le cui pagine sono più grandi del mare
e vibrano come le ali d'una farfalla turchina,
ed un filo di seta è il segnalibro,
dove il lettore ha fermato lo sguardo.
Grandi fiumi dal flusso turchino:
-il Volga, ove cantano a Ràzin di notte,
-il Giallo Nilo, ove pregano il sole,
-lo Jangtsekiang, ov'è densa brodaglia di gente,
-e tu, Mississippi, ove gli yankies
portano come calzoni il cielo stellato,
nel cielo stellato avvolgendo le gambe,
-e il Gange, dove uomini scuri sono alberi di intelligenza,
-e il Danubio, ove in bianco bianchi uomini
in bianche camicie stanno sull'acqua,
-e lo Zambezi, ove gli uomini sono più neri d'uno stivale,
-e l'Ob' impetuoso, ove frustano l'idolo
e lo mettono con gli occhi all'angolo,
mentre mangiano dei cibi grassi,
-ed il Tamigi, dov'è grigio tedio.
Il genere umano è il lettore del libro!
E in copertina è la scritta del suo creatore,
il mio nome a caratteri azzurri.
Sì, ma tu leggi con negligenza,
fa più attenzione,
sei troppo distratto ed hai l'aria d'un perdigiorno.
Sono come lezioni di legge divina
queste nere catene e i grandi mari!
presto, presto tu leggerai
quest'Unico Libro!
Nelle sue pagine balza la balena
e l'aquila reale, doppiando la pagina d'angolo,
si adagia sulle onde marine, sui seni dei mari,
per riposare sul letto dell'aquila oceanica.


1920

martedì 11 aprile 2017

Gary Snyder... Acqua che corre...

Alle cascate di Frazier Creek

In piedi, su una roccia alta, corrugata
guardo dall'alto -

Il torrente cade in una valle lontana.
le colline oltre
di fronte, in parte coperte dal bosco, aride,
- cielo limpido
vento forte tra i
ciuffi degli aghi
di pino, duri e splendenti-i tronchi,
corpi rotondi, marroni,
dritti e immobili;
fruscio vibrante di rami e ramoscelli

ascolta.


Questa terra fluente, viva
è tutto ciò che esiste, per sempre

Noi siamo lei
lei canta attraverso noi -

Potremmo vivere su questa Terra
senza vestiti e senza attrezzi!

martedì 4 aprile 2017

David Nash... Acqua che corre...2 di 2



Nel nuovo ambiente, tra i riflessi del cielo e gli ampi orizzonti, la scultura aveva assunto una statura eroica e, come un santo celtico, aveva cominciato a peregrinare tra le acque dell'estuario, sparendo misteriosamente nelle insenature, tornando sui suoi passi all'infinito con le maree, cavalcando ogni nuova onda, seguendo la luna. Ormai ossessionato, Nash le andava dietro dappertutto con la barca finché un giorno l'aveva persa di vista. Definisce il suo comportamento "capriccioso". Per ritrovarla aveva affisso poster segnaletici lungo tutto l'estuario. Durante i gelidi giorni invernali del suo rimpiattino aveva studiato tutte le maree, chino sulle carte, cercando di tracciare una mappa del suo misterioso viaggio.  Poi, un giorno di gennaio, la grande mela di mela quercia era riapparsa nella palude costiera. Per un momento era sembrata intenzionata a fermarsi lì ma la grande marea dell'equinozio, il 19 marzo 2003, l'aveva portata nel mare aperto. Dalla sua barca Nash osservava la pesante sfera nuotare "come una foca", con la maggior parte del corpo sott'acqua. Cavalcando le onde rollava leggermente e rimbalzava col fondo, un tempo rozzamente scolpito ma ormai con gli angoli smussati e arrotondati dal lungo percorso sulle rocce e la sabbia. Pochi giorni più tardi qualcuno aveva avvistato Wooden Boulder galleggiare vicino alla bocca dell'estuario ma nell'aprile 2003 era scomparsa. Stavolta i poster non erano serviti a niente. Nash non ha ancora accettato l'idea che la scultura abbia raggiunto il Mare d'Irlanda, forse persa per sempre, come un messaggio in bottiglia. Continua a cercarla per tutte le spiagge e le insenature dell'estuario, perlustrandolo in barca all'infinito, come ha sempre fatto. A differenza di Ash Dome, che Nash descrive come una scultura "in arrivo" o "in divenire", Wooden Boulder è un'opera "in allontanamento". L'idea stessa di un masso di legno è una sfida metafisica, proprio come in Grecia lo fu la prima colonna di pietra. Prima che venisse concepita e costruita l'originale colonna dorica, tutti i pilastri dei templi erano alberi, e in un successivo fusti di pietra scanalati che finivano con frondosi abbellimenti in un'audace imitazione degli alberi stessi. Come nei "cani dai nasi umidi nei giardini" in Sotto il bosco di latte di Dylan Thomas,  la fusione di due elementi sino allora separati sorprende e diletta. In un dei suoi primi quaderni, Gerard Manley Hopkins fa uno schizzo  del fiotto che attraversa un rapido canale di tracimazione sul canale di Wolvercote, vicino a Oxford, e scrive che l'acqua corre "come una raffica di vento". L'improvvisa traslazione dell'acqua in un elemento diverso è, anche in questo caso, sorprendente e straordinaria. Mentre Nash mi raccontala storia del masso di legno siamo proprio sul ponte dove si era incastrato e il nostro sguardo corre lungo il ruscello, verso l'estuario. C'è la bassa marea, altrimenti saremmo potuti venire in barca. Ho l'impressione che le ricerche di Nash dureranno a lungo, indipendentemente dal risultato: sono diventate parte dell'opera, quasi un'abitudine. Più tardi Clare mi dirà: "Non ho mai visto un uomo più felice di David quando perlustrava in barca il limite dell'estuario in cerca del masso". Torniamo alla macchina e seguiamo la vecchia via di transumanza oltrepassando la casa natale dell'architetto Inigo Jones e attraversando in Dwyrid sul delizioso ponte di pietra a tre arcate da lui costruito, con i sedili in ardesia delle isole pedonali triangolari, dalle quali nelle sere d'estate la gente osserva il fiume bordato di querce. Lungo la strada siamo costretti a passare accanto a una fattoria dove, come Nash ha previsto, due cani da pastore assalgono la macchina mordendo il paraurti mentre tiriamo su i finestrini. Lui e suo fratello da ragazzi percorrevano spesso questo viottolo e, all'approssimarsi della fattoria, preparavano sempre un paio di robusti bastoni per tenere a bada i cani.      







David Nash...Wooden Boulder...2 di 2

domenica 2 aprile 2017

David Nash... Acqua che corre...1 di 2



Se, Ash Dome è un'opera che parla di  radicamento, Wooden Boulder è un'opera sul distacco, altrettanto radicale. E' un'avventura in tutti i sensi, un grande gesto di liberazione con cui Nash ha consegnato il suo lavoro alla natura e agli elementi, senza porre limiti.  Nell'estate del 1978 aveva sentito che, proprio sulla collina dove ci trovavamo, era da poco stata abbattuta una grande quercia, che era a disposizione. I proprietari l'avevano tagliata temendo che gli potesse cadere sulla casa.
Scolpendo l'albero sul posto per due anni, Nash ne aveva ottenuto almeno una decina di sculture.
Si era proposto di portare la prima, una gigantesca palla di quercia dal diametro di quasi un metro, a seccare nel suo studio. Quando era arrivato il momento di staccare la sfera mezza scolpita dal tronco e farla rotolare per lavorarla dalla parte di sotto, Nash aveva avuto l'idea di sfruttare il vicino ruscello per spostare la sfera di mezza tonnellata fino a un laghetto sottostante. Da lì l'avrebbe tratta in secco e portata su un sentiero per farla rotolare lungo la strada, fino allo studio. Il programma era questo, solo che la palla di legno si era incastrata a metà percorso mentre scivolava nel ruscello e non si muoveva di un centimetro. All'inizio sembrava un bel problema ma, guardandolo da una prospettiva zen, Nash si era reso conto che era un'opportunità, un felice imprevisto che avrebbe trasformato l'opera permettendogli di restituirla alla natura, come una foglia al vento. L'avrebbe lasciata seguire il suo destino, trasformarsi in una roccia del ruscello, perdersi nel gioco dell'acqua pronta ad avvilupparla nei flutti gelidi e a tappezzarla di foglie morte. Da quel momento era diventata il Masso di legno, un'opera di nuovo tipo con una sua vita indipendente, una storia e un biografo.
L'anno seguente, durante la piena invernale, la decidua scultura si era spostata, trasferendosi nello specchio d'acqua sotto la cascata. Nash, che aveva gia' cominciato a documentare il cammino con foto e disegni, come una scarabeo stercoraro l'aveva aiutata a raggiungere le acque meno profonde da cui poi sarebbe stata trascinata in un'altra cascata e in un'altra polla nell'agosto 1980. Qui aveva dimorato altri otto anni, scurendosi sotto l'azione dell'acqua e assumendo i colori delle altre rocce del fiume. La scultura aveva sviluppato una vita indipendente e Nash disegnava e fotografava i suoi sbalzi d'umore e le sue peripezie nei giorni di gelo e di neve, quando si dibatteva tra la schiuma furiosa durante le tempeste o finiva impiastricciata di foglie e pezzi di legno. Si era spostata verso il basso altre tre volte finché nel 1994, dopo una violenta tormenta, si era nascosta completamente, incastrandosi sotto un ponte. Trasformandosi nuovamente in scarabeo, Nash l'aveva tirata fuori con delle funi e l'aveva fatta rotolare dall'altra parte del ruscello, vicino al punto in cui si immetteva nel Dwyryd. La scultura si era posata su un letto di roccia sotto alcuni alberi e vi era rimasta per otto anni finché,  nel novembre 2002, una forte inondazione l'aveva portata nel fiume principale. Aveva seguito la corrente per 5 chilometri verso il mare e si era arenata su un banco di sabbia nell'estuario.





David Nash...Wooden Boulder...1 di 2