lunedì 21 febbraio 2022

DUNYA MIKHAIL...


La guerra lavora molto


La guerra 
com'è 
seria
attiva
e abile!

Sin dal mattino
sveglia le sirene
invia ovunque ambulanze
scaglia corpi nell'aria
passa barelle ai feriti
richiama la pioggia dagli occhi delle madri
scava nel terreno
dissotterra molte cose dalle macerie
alcune luccicanti e senza vita
altre pallide e ancora vibranti.

Suscita più interrogativi
nelle menti dei bambini.
Intrattiene gli dei
lanciando missili e proiettili
in cielo.

Pianta mine nei campi
semina buche e vuoti d'aria
sollecita le famiglie a emigrare 
affianca i sacerdoti
quando maledicono il diavolo
(disgraziato, la sua mano è ancora infuocata. Brucia.)

La guerra è inarrestabile, giorno e notte.
Ispira i lunghi discorsi dei tiranni
conferisce medaglie ai generali
e argomenti ai poeti.

Contribuisce all'industria di arti artificiali
fornisce cibo alle mosche
aggiunge pagine ai libri di storia
mette sullo stesso piano vittima e assassino.
Insegna agli innamorati come si scrivono le lettere
insegna alle ragazze ad aspettare
riempie i giornali di storie e fotografie
fa rullare ogni anno i tamburi per festeggiare
costruisce nuove case per gli orfani
tiene occupati i costruttori di bare
dà pacche sulle spalle ai becchini
sorride davanti al capo.

La guerra lavora molto
non ha simili
ma nessuno la loda.

mercoledì 16 febbraio 2022

SEAMUS HEANEY...

 

Alte dame


Anche se li chiamavamo gli "zingari", sapevamo che gli zingari propriamente erano un'altra razza. Abitavano la terra di eros, scorta solo occasionalmente quando il circo piazzava le sue ruote su un campo e una chiaroveggente, avvolta in seta e perline, si chinava verso di noi dalla porta sul retro di un carrozzone. Quelli che allora chiamavamo "gli zingari" ora li chiameremmo nomadi, anche se a quel tempo e in quel luogo tinker era un termine onorevole che indicava i lattonieri, i calderai, i proprietari di pony, presenze regolari sull'uscio di casa, accampati sull'erba lungo la strada. Meravigliose donne veraci avvolte in scialli di lana così poco erotici, intessuti a motivi scozzesi sul marroncino e il verde muschio, i loro cesti ricolmi di colorati fiori di legno, il loro parlato cadenzato sulla richiesta di elemosina, sempre la stessa richiesta senza posa con tutta la capacità di resistenza di un cantore. Battendo le strade alla spicciolata, i bambini in braccio o alle calcagna. Squaw delle siepi al passo con le "alte dame" di Yeats che passeggiano per Avalon.

Li incontravi in pieno giorno, intenti ai loro consueti traffici, eppure c'era sempre come la sensazione che ti venissero incontro da una qualche fiaba. Uno dei loro uomini sulla strada con un pezzo di cavezza, tu diretto a scuola, lui che emanava odore di fumo e che ti chiedeva se avevi visto un vecchio cavallo da qualche parte dietro la siepe. L'immobilità della bassa tenda di incerata mentre ti avvicinavi e passavi oltre, la legna verde nel fuoco che sputacchiava sotto una pentola appesa a un treppiede. Ogni volta che approdavano in zona, c'era un non so che di straordinario nell'aria, come se un cancello fosse stato lasciato aperto nella consuetudine del vivere, come se qualcosa potesse entrare o uscire.



 Seamus Heaney   1939 - 2013

giovedì 10 febbraio 2022

TONE KRALJ... 10 febbraio


 10 febbraio                   



"Rapallo" - Chiesa di LOKEV
Slovenia 


TONE KRALJ    1900 - 1975
Scultore e pittore sloveno



lunedì 7 febbraio 2022

Angelo Maria Ripellino...




C'era un paese che conteneva tutti i paesi del mondo,
e nel paese un villaggio che racchiudeva tutti i villaggi
            del paese,
e nel villaggio una via che riuniva tutte le vie
            del villaggio, 
e in questa via purulenta una casa che comprendeva
             tutte le case,
e nella casa una povera stanza, e nella stanza un'enorme
             sedia,
e sulla sedia, sparuto, un minuscolo omino in bombetta,
e questo omino era tutti gli uomini di tutti i paesi,
e questo omino rideva, rideva sino alle lacrime.


Angelo Maria Ripellino  1923 - 1978

giovedì 3 febbraio 2022

FRANCO BUFFONI...


Sapienta naturae


Perdendo i trecentomila indios rimasti in Amazzonia
Esposti senza alcuna difesa al contagio del Corona
Il governo brasiliano si sta liberando
Di un annoso problema. Erano cinque milioni
All'epoca di Cabral       
E questi sono la retroguardia debole
Che custodisce le nostre origini
Con una sapientia naturae
Ormai da noi completamente persa
Con loro accanto i brasiliani non si accorgono
Di avere ancora un piede nel passato,
Lo amputeranno cercatori d'oro ed evangelizzatori
Trafficanti di coca e di legname: vogliono suolo e sottosuolo
La terra dei nativi e il loro fiume.