venerdì 29 novembre 2019

G. Fofi...



E se la cultura, in tutte le sue forme non radicali, che non guardano all'origine dei mali e non ne cercano il rimedio, non fosse altro, oggi, che lo strumento privilegiato del dominio, lo strumento di cui il potere, si serve per asservirci, per farci accettare l'inaccettabile?


"L'oppio dei popoli"
Goffredo Fofi
Ed. Elèuthera - 2019 -

lunedì 25 novembre 2019

martedì 19 novembre 2019

giovedì 14 novembre 2019

G. Schwarz...


 SEMBRA IERI                        




Nel luglio del 1938, di fronte all'aggravarsi della crisi dei profughi ebrei, il presidente americano Franklin D. Roosevelt aveva convocato una conferenza internazionale nella speranza che i partecipanti si impegnassero ad accoglierne di più. Dopo che l'Italia e l'Unione Sovietica ebbero declinato l'invito, i rappresentanti di trentadue Stati e ventiquattro organizzazioni di soccorso si riunirono per nove giorni a Evian-les-Bains, sulle sponde del lago Lemano. Nel fresco dei maestosi saloni dell'hotel Royal, che alla sua inaugurazione nel 1909 era stato definito "il più bell'albergo del mondo", rifugio di teste coronate e artisti famosi, i delegati internazionali si alternarono alla tribuna per esprimere la loro profonda compassione per la sorte degli ebrei d'Europa. Ma nessuno offrì ospitalità, tranne la Repubblica dominicana, che chiese in cambio sovvenzioni. Gli Stati Uniti, rappresentati da un semplice uomo d'affari, si rifiutarono di incrementare le loro quote, ossia 27370 visti all'anno per la Germania e l'Austria. Uno dei paesi più influenti del pianeta aveva così dato il la e il resto del mondo si affrettò ad allinearsi. Nonostante gli immensi imperi coloniali che possedevano la Gran Bretagna e la Francia, non fu adottata nessuna delle opzioni, che fosse la Palestina, l'Algeria o il Madagascar. Il delegato australiano spiegò che il suo paese, uno dei più vasti al mondo, non aveva "problemi razziali" e "non desiderava importarne". Il rappresentante svizzero, Heinrich Rothmund, capo della polizia degli stranieri, precisò che la sua patria era solo un paese di transito. Quel notorio antisemita non aveva mai fatto mistero della sua ostilità verso gli ebrei, considerati "elementi estranei" che minacciavano di "ebreizzare" la Svizzera. La comunità internazionale non cedette nemmeno dopo il terrore della Notte dei cristalli.


Géraldine Schwarz 
da "I senza memoria. Storia di una famiglia europea"
Einaudi ed. - 2019

venerdì 8 novembre 2019

Guido Barbujani...


Identità (al plurale)


A rigore, significa uguaglianza completa (es.. identità matematica, identità di vedute),
e perciò l'aggettivo "perfetta" che generalmente l'accompagna è un pleonasmo.
Più spesso è parola usata per definire il complesso di caratteristiche che contra-
disstinguono, quando non addirittura definiscono, un individuo o un gruppo (es.: carta 
d'identità). E' uguale al singolare e al plurale, il che provoca equivoci. Alcuni pensano,
infatti, che l'identità sia una cosa sola, e addirittura si radichi in un preciso luogo geografico,
che è poi quello di nascita, che è poi quello dove da sempre sarebbero vissuti gli antenati:
sangue e suolo, come dicevano i nazisti che di queste cose se ne intendono. Scivolando
sempre più nell'equivoco, questo suolo ove affonderebbero tutte le radici dell'identità
(al singolare) determinerebbe infallibilmente filosofie di vita, gusti gastronomici e musi-
cali, stili di guida, perversioni dell'eros, passioni sportive, credenze religiose, tendenze
criminali, valori etici ed etilici, vezzi lessicali e bizzarrie  dell'abbigliamento: tutti, manco a
dirlo, coerenti l'uno con l'altro:. Un equivoco, si diceva, perché non stavano certo tutti nello
stesso posto i nostri sedici trisavoli, i nostri trentadue quadrisavoli, e men che meno i nostri
1024 antenati di trecento anni fa. Per non parlare di quello che apprendiamo dagli altri nel corso
della vita, e che può avere su di noi un'influenza ben maggiore dei pomeriggi a casa della
nonna in età prepuberale. E' perciò evidente che ciascuno di identità ne ha tante, e costrin-
gere dentro a un'unica definizione una persona, o peggio ancora un gruppo di persone,
è operazione brutale e insensata. Scrive Amartya Sen: "La stessa persona può essere, senza
la minima contraddizione, di cittadinanza americana, di origine caraibica, con ascendenze
africane, cristiana, progressista, donna, vegetariana, maratoneta, storica, insegnante,
romanziera, femminista, eterosessuale, sostenitrice dei diritti dei gay e delle lesbiche,
amante del teatro, militante ambientalista, appassionata di tennis". Tante identità e non
una, dunque. A livelli di scolarizzazione medio-bassi è trendy sostituire "identità" con
"nel DNA". Es.: "Il calcio-spettacolo è sa sempre nel DNA del Milan" (Silvio Berlusconi).


Nuovo dizionario affettivo della lingua italiana
Identità (al plurale) - Guido Barbujani - Fandango libri - 2019

lunedì 4 novembre 2019

Delio Tessa...


da "L'è el dì di mort, alegher"


Passen i tram ch'hin negher
gent sora gent...lingera...
tosann e banch de fera!...
"Oh i bej coronn!" "Alegher!"
"oh i bej lumitt!" "oh i pizzi,
le belle tende, oh i pizzi!"
"L'è el dì di Mort...alegher!"

Passano i tram neri gente su gente...teppa...ragazze e bancarelle da fiera!..."Oh le belle corone!" Allegri! "Oh i bei lumini!" "Oh i pizzi, le belle tende, i pizzi!" E' il dì dei Morti!...allegri!


Delio Tessa  1886 - 1939