venerdì 28 luglio 2017

Dresda,1945 - Namibia,1904...Genocidio...



genocidio [ge-no-ci-dio], o genicidio, s.m. sterminio di un intero gruppo razziale,
etnico o religioso. Comp. del gr. ghénos "stirpe, famiglia" e -cidio, sul modello di
omicidio, parricidio ecc.











Fotografie di Simon  Norfolk

lunedì 24 luglio 2017

Ucraina,1932-33 - Vietnam,1964-73...Genocidio...


genocidio [ge-no-ci-dio], o genicidio, s.m. sterminio di un intero gruppo razziale,
etnico o religioso. Comp. del gr. ghénos "stirpe, famiglia" e -cidio, sul modello di
omicidio, parricidio ecc.





Nelle zone dell'Ucraina, del Volga e del Caucaso settentrionale secondo le stime sovietiche tra il 1930 e il 1933 vengono "dekulakizzate" ( i kulaki sono i piccoli proprietari terreni ) 600.000 proprietà e deportate più di 200.000 famiglie. A partire dal 1932 quelle stesse regioni sono colpite da carestia determinata dai cattivi raccolti degli anni precedenti. Nondimeno la dirigenza staliniana continua ad esportare grano da quelle regioni per l'ammasso statale. Le stime più recenti valutano tra i 4 e i 6 milioni di morti il frutto di questo uso della carestia come strumento di normalizzazione della struttura di classe delle campagne. Questo "uso politico" della carestia non è un esclusiva di Stalin. Amartya Sen ha documentato l'esistenza di flussi di esportazione di grano in molte delle zone colpite da carestie nel corso di questo secolo (dall'Hunan nel 1906,all'Etiopia nel 1973,al Bangla Desh nel 1974 )


da "Gulag Il sistema dei lager in URSS" a cura di M. Flores-F. Gori






Fotografie di Simon Norfolk

giovedì 20 luglio 2017

Ruanda,1994...Genocidio...


genocidio [ge-no-ci-dio], o genicidio, s.m. sterminio di un intero gruppo razziale,
etnico o religioso. Comp. del gr. ghénos "stirpe, famiglia" e -cidio, sul modello di
omicidio, parricidio ecc.





Fotografie di Simon Norfolk

lunedì 17 luglio 2017

Cambogia,1975-79 - Armenia,1915...Genocidio...


genocidio [ge-no-ci-dio], o genicidio, s.m. sterminio di un intero gruppo razziale,
etnico o religioso. Comp. del gr. ghénos "stirpe, famiglia" e -cidio, sul modello di
omicidio, parricidio ecc.










La deportazione è concepita come un percorso a ostacoli, alla partenza del quale sono stati sapientemente eliminati i più resistenti, ovvero gli uomini adulti, al fine di sopprimere ogni possibilità di ribellione organizzata e nel corso del quale si decimano regolarmente i partecipanti affinché, al termine, non resti che un relitto disumanizzato soggiogato dalla fame, dalla sete, dal freddo e dalla malattia. Camminando per sentieri di montagna, senz'acqua né viveri, i deportati sono regolarmente attaccati da tribù curde che li taglieggiano, rapiscono donne, ragazze e bambini e da bande che, in punti prescelti, come le gole che piombano sull'Eufrate, annientano interi convogli, precipitandoli nel fiume. Il paese non è più che un carnaio. Migliaia di cadaveri sono ammucchiati sulle strade, gli alberi e i pali del telegrafo sono carichi di impiccati, i corsi d'acqua trascinano corpi mutilati, abbandonandoli lungo gli argini. L'Armenia turca è divenuta una terra bruciata, un paese in rovina. Dei 1.200.000 armeni che abitavano i distretti orientali, solo 300.000 hanno potuto raggiungere il Caucaso con il favore dell'occupazione russa. Il resto è stato eliminato dalle misure della deportazione. Donne e bambini, al massimo 200.000, sono stati rapiti e islamizzati. Gli altri sono stati uccisi sul posto o lungo la via, poiché non vi erano più di 50.000 sopravvissuti ad Aleppo, punto di convergenza delle carovane dei deportati.


da " Storia degli armeni " a cura di G. Dédéyan



Fotografie di Simon Norfolk

venerdì 14 luglio 2017

Auschwitz-Birkenau,1942.45...Genocidio...



genocidio [ge-no-ci-dio], o genicidio, s.m. sterminio di un intero gruppo razziale,
etnico o religioso. Comp. del gr. ghénos "stirpe, famiglia" e -cidio, sul modello di
omicidio, parricidio ecc.







Quanto più una cultura è sviluppata, tanto più crudeli sono i suoi assassini, quanto più civilizzata una società, tanto più incivili i suoi barbari: con il suo sviluppo, i suoi misfatti diventano più terribili.


Scritto di Salmen Gradowski, membro del Sonderkommando di Auschwitz, interrato nell'ottobre
del 1944 nei pressi della camera a gas



Fotografie di Simon Norfolk

lunedì 10 luglio 2017

Gary Snyder...


Per i bambini

Le colline in salita, i pendii,
dei dati statistici
sono davanti a noi,
la ripida ascesa
di ogni cosa, va su,
sempre più su, mentre tutti noi
andiamo giù.

Nel prossimo secolo
o in quello dopo ancora,
dicono,
ci saranno vallate, pascoli,
dove potremo incontrarci in pace,
se ce la facciamo.

Per scalare queste future creste
due parole a voi, a
voi e ai nostri bambini:

restate uniti
studiate i fiori
viaggiate leggeri



lunedì 3 luglio 2017

Arthur Rimbaud... Acqua che corre...



Le bateau ivre   -    Il battello ebbro

Perduta sui Fiumi impassibili la guida
dei miei alatori, ho udito le grida
dei Pellirosse che li avevano inchiodati
come nudi bersagli ai pali colorati.

Me ne ridevo di equipaggi portatori
di grani fiamminghi e di cotoni inglesi.
Quando ogni strepito svanì con gli alatori
lungo i miei fiumi liberamente discesi.

Più sordo della mente dei fanciulli, nei tonfi
furibondi delle invernali mareggiate,
ieri io corsi!, e le Penisole salpate
mai subirono più caotici trionfi.

La tempesta segnò i miei risvegli marini.
Dieci notti, indifferente all'occhio annidato
dei fari, sopra i flutti, gli eterni arrotini
di vittime, più lieve di un sughero ho danzato.

Dolce più che la carne dei pomi ai bambini,
la verde acqua penetrò il mio scafo di pino
e mi lavò, sperdendo il timone e il grappino,
dai vomiti e dalle macchie di azzurri vini.

D'allora mi immersi nel poema del mare
lattescente e infuso d'astri, divorando
verdi azzurri, ove, rapito e livido flottare,
talvolta, discende un annegato pensando:

dove, le azzurrità a un tratto nel rossore
del giorno tingendo, ritmi lenti e deliri,
più forti dell'alcool, più vaste delle lire,
fermentano le vampe amare dell'amore!

Conosco i cieli in lampi squarciati, e le trombe,
risacche e correnti; la sera ho conosciuto,
l'alba esaltata come stirpe di colombe,
e a volte ho veduto ciò che l'uomo ha creduto:

il sole basso macchiato di mistici orrori
che, di lunghi viola rappresi come attori
di drammi più antichi, illuminava lontane
onde rotolanti in sussulti di persiane.

Sognai la verde notte di nevi abbagliate,
su occhi di mare lenti baci scalatori,
la circolazione di linfe inascoltate,
il giallo risveglio dei fosfori canori,

Seguii, per mesi, come mungitoi eccitati,
il mareggiare all'assalto dei frangenti,
ignaro che Marie dai piedi lucenti
forzassero il morso agli oceani sfiatati.

Mischianti ai fiori occhi di pantere, strane
flore ho urtato, sapeste! dalle pelli umane,
arcobaleni tesi come finimenti,
sotto l'orizzonte dei mari, a glauchi armenti.

Vidi paludi in fermento, come bisacce
enormi dove imputridisce un leviatano
tra i giunchi, frane d'acqua in mezzo alle bonacce
e ai gorghi un diluvio d'orizzonti lontano.

Ghiacciai, soli d'argento, cieli incandescenti,
perlacei flutti,orridi incagli in golfi mori
dove rosi da cimici mostri serpenti
piombano da alberi storti con neri odori.

Avrei voluto ai bimbi mostrare le orate
dell'onda azzurra, quei pesci d'oro e cantanti.
-Schiuma di fiori incensò le mie bordate,
e ineffabili venti mi alarono a istanti.

Il mare, dal pianto che dolce mi rullava,
stanco martire dei poli, a volte aizzava
le gialle ventose della sua flora ombrata
e io restavo come donna inginocchiata...

Penisola agitante ai miei bordi il letami
e le risse d'uccelli chiassosi dal biondo
occhio, e vogavo mentre tra esili legami
si voltano annegati a dormire sul fondo...

Ora, io, barca persa in anse di capelli,
dall'uragano spinto nell'aria senza uccelli,
carcassa ebbra d'acque che mai Corazzata
o Vela Hanseatica avrebbe ripescata;

libero, fumante, io,salito da viole
brumali, sbrecciante il cielo come pareti
rosseggianti, squisita conserva ai poeti,
di azzurre mucose e di licheni di sole;

io in corsa, da elettriche lunule macchiato,
legno folle, da neri ippocampi scortato,
quando il randello dei lugli mandava in rovine
gl'imbuti ardenti delle volte ultramarine;

tremando per i gemiti a cinquanta leghe
dei Maelstrom e dei Behemòt dalle dense freghe,
io, eterno filatore di azzurrità uguali,
rimpiango l'Europa dai vecchi davanzali.

Siderali arcipelaghi ho veduto ed isole
dai cieli deliranti aperti al vogatore:
-è in queste notti senza fondo che dormi esule,
milioni d'aurei uccelli, o futuro Vigore?-

Ma troppo ho pianto. Le albe sono tormenti,
tutti i soli atroci e tutte le lune amare.
L'acre amore mi gonfiò d'ebbri assopimenti.
O scoppi la mia chiglia! O m'inabissi in mare!

Se desidero un acqua d'Europa, è la nera
e fredda pozza ove alla balsamica sera
un bimbo, accoccolato e triste, scioglie in viaggio
un'esile barca come farfalla a maggio.

Non posso più, onde! immerso nei vostri languori,
rubare il solco ai portatori di cotoni,
violare l'orgoglio dei vessilli e degli ori,
nuotare sotto gli occhi orrendi dei pontoni!

traduzione di Gian Piero Bona


Arthur Rimbaud   1854 - 1891





Lorenzo Mattotti