lunedì 30 gennaio 2017

Primo Levi................Tre giorni dopo...



L'esperienza di Auschwitz è stata tale per me da spazzare qualsiasi resto di educazione religiosa

C'è Auschwitz, quindi non può esserci Dio.

venerdì 27 gennaio 2017

Wlodek Goldkorn.........Giornata della memoria...




Ecco, una delle funzioni della memoria, l'ho imparato da Marek Edelman e non credo si possa immaginare maestro migliore, è questa: fare scandalo. La memoria va usata, strumentalizzata, giocata politicamente: anche la memoria della Shoah. Ma bisogna saperla usare alla maniera giusta. Giusta eticamente, esteticamente, politicamente. La memoria della Shoah serve a difendere gli oppressi, i derelitti, coloro cui il potere toglie perfino la voce. E del resto sarebbe stato Marek a dire e ripetere più tardi, a guerra dei Balcani conclusa e davanti ai barconi dei profughi sul Canale di Sicilia: nessun muro ha mai protetto il ghetto dei ricchi.

Per me la memoria della Shoah significa saper parlare e trasmettere agli altri il linguaggio della ribellione, della radicale contestazione delle verità del potere. Altrimenti quella memoria non esiste: si riduce a un esercizio di vuota retorica, un cerimoniale che non serve a niente; a un rituale ripetere "mai più" che non dice nulla a nessuno e niente può dire.

E noi tutti, noi che non sopportiamo i rom (perché sporchi e sfruttatori di bambini), che non siamo stati capaci di difendere la popolazione musulmana di Srebrenica (massacrata con la complicità delle truppe olandesi che non avevano nessuna voglia di proteggere quegli straccioni di musulmani), noi che voltiamo lo sguardo altrove di fronte allo scandalo dei barconi di clandestini (categoria di subumani, in quanto privi di validi documenti d'identità) che annegano nelle acque del canale di Sicilia; noi tutti versiamo una lacrima pietosa quando pensiamo a quegli ebrei che, se oggi fossero tra di noi, in mezzo alle nostre piazze o all'assalto delle nostre frontiere, li tratteremmo da rom e clandestini e musulmani


Wlodek Goldkorn   da " Il bambino nella neve "




Maus - Art Spiegelman

giovedì 26 gennaio 2017

Jorge Semprun.........Giornata della memoria...





Il giorno prima, verso mezzogiorno, una sirena d'allarme era risonata. Feindalarm, Feindalarm ! gridava nel circuito degli altoparlanti una voce rauca,carica di panico.Aspettavamo quel segnale da qualche giorno, da quando la vita nel campo si era paralizzata con l'avvicinarsi delle avanguardie blindate del generale Patton. Niente più partenze, all'alba, verso i kommandos esterni. Ultimo appello generale dei deportati il 3 aprile. Niente più lavoro tranne che nei servizi interni di manutenzione. Un'attesa sorda regnava a Buchenwald. Il comando delle SS aveva rinforzato la sorveglianza, raddoppiato le sentinelle nelle torrette di guardia.Le pattuglie erano sempre più frequenti sul cammino di ronda, oltre la cinta di filo spinato elettrificato.Una settimana passata così,  nell'attesa. Col rumore della battaglia che avanzava. A Berlino venne presa la decisione di evacuare il campo, ma l'ordine fu eseguito solo in parte. Il comitato internazionale clandestino organizzò subito una resistenza passiva. I deportati non si presentarono agli appelli destinati a raggrupparli per la partenza. Alcuni reparti delle SS furono quindi lasciati verso le linee di confine del campo, armati fino ai denti ma anche impauriti dall'immensità di Buchenwald. Dalla massa decisa e incontrollabile di decine di migliaia di uomini ancora in forze. Talvolta le SS sparavano delle raffiche alla cieca, per cercare di costringere i deportati a radunarsi sul piazzale dell'appello. Ma come si fa a terrorizzare una folla determinata dalla disperazione, che sta al di là della soglia della morte? Dei cinquantamila detenuti di Buchenwald le SS riuscirono ad evacuarne appena la metà: i più deboli, i più vecchi, i meno organizzati. Oppure quelli,  come i polacchi, che avevano preferito collettivamente l'avventura sulle strade dell'evacuazione all'attesa di una battaglia incerta. Di un probabile massacro dell'ultima ora. Sapevamo che alcune squadre di SS armate di lanciafiamme erano giunte a Buchenwald. L'11 aprile, poco prima di mezzogiorno la sirena d'allarme era risonata, come un muggito breve ma ripetuto e lacerante. Feindalarm, Feindalarm! Il nemico era alle porte: la libertà. I gruppi di combattimento si sono allora radunati nei luoghi preventivamente fissati. Alle tre, il comitato militare clandestino ha dato l'ordine di passare all'azione. Alcuni compagni sono venuti fuori improvvisamente, carichi di armi. Fucili automatici, mitragliette, granate, parabellum, bazooka, visto che non c'è un termine francese per quest'arma anticarro. Panzerfaust, in tedesco. Tutte armi rubate nelle caserme delle SS, durante i disordini provocati soprattutto dal bombardamento aereo dell'agosto 1944. Oppure abbandonate nei treni dalle sentinelle che accompagnarono gli ebrei sopravvissuti di Auschwitz, in pieno inverno. O ancora uscite come pezzi di ricambio dalle fabbriche Gustloff e poi montate nelle officine clandestine del campo. Tutte armi pazientemente messe insieme per lunghi anni in vista dell'improbabile giorno: oggi: Il gruppo d'assalto spagnolo era radunato in un'ala del pianterreno del blocco 40, il mio. Nel viale fra questo e il blocco 34, quello dei francesi, apparve Palazon, seguito dai compagni che portavano le armi di corsa. " Grupos, a formar!" Urlava Palazon, responsabile militare degli spagnoli. Eravamo saltati giù dalle finestre aperte, urlando a nostra volta. Ognuno sapeva quale arma gli era destinata, quale strada doveva prendere e quale obiettivo doveva raggiungere. Confusi fra la folla allucinata, affamata e disorientata della domenica pomeriggio, avevamo già privato, senza armi, quei gesti, già percorso quell'itinerario: l'impulso era diventato riflesso. Alle tre e mezza, la torre di controllo e le torrette di guardia erano state occupate. Il comunista tedesco Hans Eiden, uno dei decani di Buchenwald, poteva rivolgersi ai detenuti con gli altoparlanti del campo. Più tardi marciavamo armati su Weimar. Nella notte, i mezzi blindati di Patton ci raccoglievano per strada. I loro equipaggi scoprivano, dapprima stupiti ma, in seguito ai nostri racconti, esultanti, quelle bande armate, quelli strani soldati vestiti di stracci. Ci scambiavamo parole di riconoscenza in tutte le lingue della vecchia Europa, sulla collina dell'Ettersberg. Nessuno di noi avrebbe osato mai fare un simile sogno. Nessuno che fosse ancora abbastanza vivo per sognare, per arrischiarsi a immaginare un avvenire. Sotto la neve degli appelli, allineati a migliaia davanti alle corde per assistere all'impiccagione di un compagno, nessuno di noi avrebbe osato mai fare fino in fondo questo sogno: una notte, armati, marciare su Weimar. Sopravvivere semplicemente, anche nudi, sviliti, svigoriti, già questo sarebbe stato un sogno un pò folle. Nessuno, è vero, avrebbe osato fare un simile sogno. Eppure d'improvviso era come un sogno: era vero.


Jorge Semprun  1923 - 2011

internato a Buchenwald dal 44, per l'appartenenza nella Resistenza francese, fino alla liberazione del campo 11 aprile 1945.




Maus - Art Spiegelman

lunedì 23 gennaio 2017

Reif Larsen................CONTENITORE CAPODANNO




... un mondo intero si nascondeva in quel campo. Potevi distenderti in un punto qualsiasi e sentire
i gambi che ti solleticavano il collo, vedere i lunghissimi fili che si alzavano in alto intrecciandosi sullo sfondo del grande cielo blu, mentre il ranch e tutte le persone che vi abitavano si dissolvevano di colpo, come in un sogno lontano. In quella posizione, sdraiato sulla schiena, avresti potuto essere dovunque. Era una sorta di teletrasporto per i poveri...

venerdì 20 gennaio 2017

Cesare Zavattini..............CONTENITORE CAPODANNO



Diu

Diu al ghé
S'a ghé la figa al ghé.
Sul lo al pudeva invantà
na roba acsé
cla pias a toti a toti
in ogni luogo,
ag pansom anca s'an s'ag pensa mia,
apena ca t'la tochi a cambiòn facia.
Che mument! long o curt al saiòm gnanca.
La fa anc di miracui,
par ciamala
an mot
a ghé turnà la vus.
Ah s'a pudés spiegaram ma
l'è dificil
cme parlà dal nasar e dal murir.



Dio c'è / Se c'è la fica c'è / Solo lui poteva inventare una cosa così / che piace a tutti tutti / in ogni luogo / ci pensiamo anche se non ci pensi / appena tu la tocchi cambi faccia / Che momento lungo o corto non si sa / Fa anche dei miracoli / un muto / per chiamarla / gli è tornata la voce / Ah se potessi spiegarmi ma / è difficile / come parlare del nascere e del morire.

Cesare Zavattini  1902 - 1989
da "Stricarm' in d'na parola"  1973

martedì 17 gennaio 2017

17 Gennaio 1917...Oggi...Cento anni fa

17 gennaio 1917 
17 gennaio 2017

Vi scrivo ancora dalla trincea della prima linea seduto vicino alla feritoia dove guardo attentamente quella nemica…dico nemico ma oramai anche loro cristiani e innocenti come noi, solché i barbari e gli assassini sono gl’infatti Governi colpevoli di tanto massacro umano.


lettera di anonimo dal fronte




Karl Blossfeldt



       Oggi...Cento anni fa        



domenica 15 gennaio 2017

Gennaio 1917...Oggi...Cento anni fa

Gennaio 1917
Gennaio 2017

Nevica. Notte e giorno, senza interruzione. Piste e sentieri, rocce e trincee, reticolati e ricoveri scompaiono sotto uno strato sempre crescente. La guerra tace, finalmente. Da una parte e dall’altra, nelle linee austriache come in quelle italiane, tutti lottano contro la bianca nemica. La marcia delle colonne si fa sempre più ardua e sempre più necessario diventa risparmiare al massimo la legna da ardere, i viveri, le munizioni e i foraggi. Dobbiamo rimandare a valle i nostri muli, essendo quassù ormai impossibile nutrirli. Migliaia di uomini sono inchiodati per un lungo inverno su questa montagna. La neve è un peso che minaccia di stritolarci a ogni passo. Di cima in ci8ma si ripercuote il rombo delle valanghe che precipitano a valle. Il numero delle vittime cresce. Ogni giorno, una nuova catastrofe. Nel corso dell’inverno, la montagna sulla quale ci troviamo costa la vita a ottomila uomini. Pochissimi cadono per mano del nemico; l’enorme maggioranza finisce nei crepacci, o ha le membra congelate o muore assiderata.

da “Tappe della disfatta” di Fritz Weber



Karl Blossfeldt



          Oggi...Cento anni fa             



giovedì 12 gennaio 2017

Gian Pietro Lucini....................CONTENITORE CAPODANNO




Pagare è il gesto archetipo;
saldar colle monete la ferita alla verginità;
pagar atto di farsa e di bottega,
soluzione pacifica, che abborre dal drama rivoluzionario;
che porge, con malizia il sì ed il no,
sopra l'intrico di un qui pro quo,
coll'intervento del tabellionato.

Ed è qui, che mi attendono al passo
le Pizie pescatrici e prossenete
alla foja de' vecchi; qui, coi prospetti delle obbligazioni,
se cadrò nella ragna ordita ad uccellare
il mio vizio insistente, bagascione emerito e canuto;
se, per un gusto più astruso e più ottuso,
per riodorare un bocciolo più chiuso,
vorrò stimolanti squisiti
di tenerelle bambinette rare,
angiole candide, che s'imbrattan l'ale
a stramazzar nei promiscui cortili;
angiole accolte, in una sera d'orgia,
sul morbido guanciale spiumacciato,
previo un bagno  di latte profumato,
olocausto proteso e ubriacato dal facile champagne;
equivoche pulzelle scozzonate
dai taumaturghi di un posticcio imene;
sí che alla burla barbara
più deplorata è l'inutile spesa.

Io sono tutto qui, o Signori, vi esprimo;
fiero protezionista ed uomo d'ordine,
non vado in chiesa e pregio la Santa Religione;
vanto il liberalismo del Corrier della Sera vescovile,
e mi reggo col soldo, colla legge e la truffa;
calo la buffa nelle lotte civili per non farmi conoscere;
uso de' prestanomi in losche società.
Desidero morir, come conviensi
paralitico osceno, salvando la morale,
l'occhio spento, le mani rattratte,
cencio d'uomo sbiancato e miserabile,
a pubblica e lodata edificazione,
colla assistenza estrema dell'estrema unzione


Gian Pietro Lucini  1867 - 1914
da < La canzone del Giovane Signore >



lunedì 9 gennaio 2017

Walt Whitman..............CONTENITORE CAPODANNO




Pensavi che mille acri fossero molto? pensavi che
        la terra fosse molto?
Ti sei esercitato tanto per imparare a leggere?
Ti sei sentito così superbo perché intendevi
        il senso delle poesie?

Fermati oggi con me, fermati questa notte,
e possederai l'origine di tutte le poesie,
Possederai il bene della terra e del sole
(sono rimasti ancora milioni di soli,)
Non riceverai più le cose di seconda,terza mano,
non dovrai più guardare attraverso gli occhi dei morti,
        né nutrirti di spettri nei libri,
Neppure dovrai guardare attraverso gli occhi miei,
        né ricever le cose per mezzo mio,
Ascolterai d'ogni parte e filtrerai le sensazioni
        attraverso te stesso.


da " Il canto di me stesso "

sabato 7 gennaio 2017

Don Marquis................CONTENITORE CAPODANNO


Don Marquis  da " Archy e Mehitabel "

alcune massime di archy

ogni nuvola nera
à il suo lembo d argento
ma a volte è un po difficile
cambiarlo in banca

un ottimista è un tale
che non à avuto
molta esperienza

il proibizionismo ti fa
venir voglia di piangere nel tuo
bicchier di birra
e ti nega la birra per
piangerci dentro

la costa
granitica e arcigna s è sentita
una dilettante quando à visto
com erano truci i puritani
che vi sbarcavano




George Herriman



...c'è il problema dell'ortografia, perchè lo scarafaggio non riesce a fare le maiuscole dimentica le acca e altre cose...

martedì 3 gennaio 2017

Czeslaw Milosz..................CONTENITORE CAPODANNO


Dimentica le sofferenze


Dimentica le sofferenze
Che hai causato.
Dimentica le sofferenze
Che hai subito.
Le acque scorrono,
le primavere esplodono e svaniscono,
tu attraversi questa terra che poco ricorda di tutto cio'.
A volte senti da lontano una canzone.
Che cosa e' questo, domandi, chi canta la' ?
Il sole sorge sempre giovane,
nascono nipoti e pronipoti.
Ora conducono te per mano.
I nomi dei fiumi ti sono rimasti ancora.
Quando a lungo vivono i fiumi!
I tuoi campi, incolti.
Le torri delle citta', irriconoscibili.
Tu sei sulla soglia, ammutolito.


Anthony Gormley 

domenica 1 gennaio 2017

Haiku di buon anno...................CONTENITORE CAPODANNO


Haiku di buon anno
........ Haiku di capodanno ........
Haiku del cùcù



Hattori Ransetsu   1654-1707

Capodanno:
nel cielo sereno si parlano
i passeri


Matsuo Basho    1644-1694

Metterò l'erba dell'oblio
 nel riso bollito?
  Fine dell'anno


Masaoka Shiki    1867-1902

Capodanno:
tra cielo e terra
inizio d'armonia


Haiku di buon anno
........ Haiku di capodanno ........
Haiku del cùcù