mercoledì 16 febbraio 2022

SEAMUS HEANEY...

 

Alte dame


Anche se li chiamavamo gli "zingari", sapevamo che gli zingari propriamente erano un'altra razza. Abitavano la terra di eros, scorta solo occasionalmente quando il circo piazzava le sue ruote su un campo e una chiaroveggente, avvolta in seta e perline, si chinava verso di noi dalla porta sul retro di un carrozzone. Quelli che allora chiamavamo "gli zingari" ora li chiameremmo nomadi, anche se a quel tempo e in quel luogo tinker era un termine onorevole che indicava i lattonieri, i calderai, i proprietari di pony, presenze regolari sull'uscio di casa, accampati sull'erba lungo la strada. Meravigliose donne veraci avvolte in scialli di lana così poco erotici, intessuti a motivi scozzesi sul marroncino e il verde muschio, i loro cesti ricolmi di colorati fiori di legno, il loro parlato cadenzato sulla richiesta di elemosina, sempre la stessa richiesta senza posa con tutta la capacità di resistenza di un cantore. Battendo le strade alla spicciolata, i bambini in braccio o alle calcagna. Squaw delle siepi al passo con le "alte dame" di Yeats che passeggiano per Avalon.

Li incontravi in pieno giorno, intenti ai loro consueti traffici, eppure c'era sempre come la sensazione che ti venissero incontro da una qualche fiaba. Uno dei loro uomini sulla strada con un pezzo di cavezza, tu diretto a scuola, lui che emanava odore di fumo e che ti chiedeva se avevi visto un vecchio cavallo da qualche parte dietro la siepe. L'immobilità della bassa tenda di incerata mentre ti avvicinavi e passavi oltre, la legna verde nel fuoco che sputacchiava sotto una pentola appesa a un treppiede. Ogni volta che approdavano in zona, c'era un non so che di straordinario nell'aria, come se un cancello fosse stato lasciato aperto nella consuetudine del vivere, come se qualcosa potesse entrare o uscire.



 Seamus Heaney   1939 - 2013

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