mercoledì 28 ottobre 2015

Carlo Oliva........1 di 4...

All'angolo della via

  La vicenda dei presunti vampiri di viale Argonne è stata riferita a suo tempo dalla stampa cittadina, ma in modo,diciamo pure, insoddisfacente. Era inevitabile: verso la metà degli anni’60, la cronaca era considerata un genere giornalistico in cui una certa routine era, non che ammessa, desiderata, specie nei mesi estivi. La storia di uno o più sconosciuti che, all’imbrunire, avevano aggredito, nel corso di poche settimane,due o tre signore che rincasavano sole, cercando goffamente i morderle sul collo, per dileguarsi alla loro decisa reazione, era una tipica storia da cronaca estiva, nel senso che non avrebbe avuto alcuna possibilità di essere pubblicata in un ‘altra stagione. Come tale, infatti, era stata trattata: un po’ di blanda ironia, un minimo di colore, la menzione del successo, di pochi anni prima, dei film con Christopher Lee e il suggerimento che protagonisti degli strani episodi fossero degli psicopatici esaltati dalla visione dei medesimi. Di fatto, entro il mese la pubblica sicurezza mise le mani, dopo le opportune indagini, su un balordo locale, tale Pompeo (la stampa non riferì il cognome), che al titolo di psicopatico aveva ampiamente diritto, e gli contestò tutte le aggressioni. Lui ammise di frequentare, a volte, il vicino cinema Susa, e non negò di apprezzare il genere horror, ma respinse con ostinazione ogni addebito vampiresco. Non gli cedettero, e lo spedirono senza indugi al neurodeliri. Ne uscì poche mesi dopo. Poi, a quanto ne so, di lui si persero le tracce. Vuole il caso che allora, pur abitando in tutt’altro quartiere, frequentasse con una certa regolarità la zona di viale  Argonne. Avevo, di fatto, una fidanzata in via Amadeo; anzi, per una concatenazione d’eventi estranea (o quasi) alla mia volontà, ne avevo un’altra in via Sismondi, e mi capitava spesso di accompagnare l’una o l’altra a passeggio sotto i platani del viale, in un paesaggio urbano piacevolissimo in quelle tarde sere di giugno. Una volta mentre ero con l’una, mi capitò persino di imbattermi nell’altra, che si intratteneva su una panchina con un amico comune, il che, a rigore, non avrebbe dovuto fare (perlomeno, avrebbe preferito farlo senza che lo si risapesse, perché l’amico era legato sentimentalmente a una cugina di lei, con cui entrambe le ragazze erano in una certa intimità) e la situazione s’era rivelata imbarazzantissima. Con l’eccezione della mia accompagnatrice, tutti noi altri tre eravamo stati sorpresi in qualche modo in fallo, e anche lei era turbata, pensando alla cugina dell’amica e chiedendosi se fosse o meno il caso di metterla al corrente dell’infedeltà del partner. Lo avrebbe fatto, in definitiva, provocando qualche passeggera burrasca sentimentale.


  Erano sciocchezze, ma l’età e la cultura corrente ci rendevano sensibili a questi problemi. I cantanti di successo ne trattavano in versi e in musica e anche i romanzieri importanti, pur elaborando situazioni più osé della nostra, vi erano affezionati. L’episodio, in pratica, non ebbe seguito, ma valse a rendermi molto cauto e attento ogni volta che percorrevo, solo o accompagnato, quel tratto di strada.


  Ora, come tutti sanno, per raggiungere viale Argonne da via Sismondi, il miglior partito da prendere è quello di imboccare via Frapolli e piegare per via Sighele, a meno che da via Frapolli non si preferisca sboccare direttamente in largo Porto di classe, da dove, per Piazza Fusina e via Aselli, si può proseguire comodo mante per via Amadeo. Erano, allora, vie tranquille e piacevoli, fiancheggiate da edifici dignitosi e vecchiotti, con pochissimo traffico e una certa polverosa tranquillità: a me piacevano moltissimo. L’ora migliore, naturalmente, era quella del tramonto estivo, quando l’occhio si perdeva da un lato lungo la prospettiva, vagamente parigina, degli alberi che correvano verso piazzale Susa (ma alle ragazze dicevo che ricordava un po’ l’ensache di Barcellona: faceva più effetto) e, dall’altro, si fermava con soddisfazione sulla mole torreggiante della chiesa dei santi Nereo e Achilleo. I pregi di quell’edificio neo-romanico non sono un gran che, ma a osservarlo nel giusto stato d’animo faceva il suo effetto, specie se attorno al torrione circolare si librava il canonico volo di rondini.

...continua...

Nessun commento:

Posta un commento