martedì 4 aprile 2017

David Nash... Acqua che corre...2 di 2



Nel nuovo ambiente, tra i riflessi del cielo e gli ampi orizzonti, la scultura aveva assunto una statura eroica e, come un santo celtico, aveva cominciato a peregrinare tra le acque dell'estuario, sparendo misteriosamente nelle insenature, tornando sui suoi passi all'infinito con le maree, cavalcando ogni nuova onda, seguendo la luna. Ormai ossessionato, Nash le andava dietro dappertutto con la barca finché un giorno l'aveva persa di vista. Definisce il suo comportamento "capriccioso". Per ritrovarla aveva affisso poster segnaletici lungo tutto l'estuario. Durante i gelidi giorni invernali del suo rimpiattino aveva studiato tutte le maree, chino sulle carte, cercando di tracciare una mappa del suo misterioso viaggio.  Poi, un giorno di gennaio, la grande mela di mela quercia era riapparsa nella palude costiera. Per un momento era sembrata intenzionata a fermarsi lì ma la grande marea dell'equinozio, il 19 marzo 2003, l'aveva portata nel mare aperto. Dalla sua barca Nash osservava la pesante sfera nuotare "come una foca", con la maggior parte del corpo sott'acqua. Cavalcando le onde rollava leggermente e rimbalzava col fondo, un tempo rozzamente scolpito ma ormai con gli angoli smussati e arrotondati dal lungo percorso sulle rocce e la sabbia. Pochi giorni più tardi qualcuno aveva avvistato Wooden Boulder galleggiare vicino alla bocca dell'estuario ma nell'aprile 2003 era scomparsa. Stavolta i poster non erano serviti a niente. Nash non ha ancora accettato l'idea che la scultura abbia raggiunto il Mare d'Irlanda, forse persa per sempre, come un messaggio in bottiglia. Continua a cercarla per tutte le spiagge e le insenature dell'estuario, perlustrandolo in barca all'infinito, come ha sempre fatto. A differenza di Ash Dome, che Nash descrive come una scultura "in arrivo" o "in divenire", Wooden Boulder è un'opera "in allontanamento". L'idea stessa di un masso di legno è una sfida metafisica, proprio come in Grecia lo fu la prima colonna di pietra. Prima che venisse concepita e costruita l'originale colonna dorica, tutti i pilastri dei templi erano alberi, e in un successivo fusti di pietra scanalati che finivano con frondosi abbellimenti in un'audace imitazione degli alberi stessi. Come nei "cani dai nasi umidi nei giardini" in Sotto il bosco di latte di Dylan Thomas,  la fusione di due elementi sino allora separati sorprende e diletta. In un dei suoi primi quaderni, Gerard Manley Hopkins fa uno schizzo  del fiotto che attraversa un rapido canale di tracimazione sul canale di Wolvercote, vicino a Oxford, e scrive che l'acqua corre "come una raffica di vento". L'improvvisa traslazione dell'acqua in un elemento diverso è, anche in questo caso, sorprendente e straordinaria. Mentre Nash mi raccontala storia del masso di legno siamo proprio sul ponte dove si era incastrato e il nostro sguardo corre lungo il ruscello, verso l'estuario. C'è la bassa marea, altrimenti saremmo potuti venire in barca. Ho l'impressione che le ricerche di Nash dureranno a lungo, indipendentemente dal risultato: sono diventate parte dell'opera, quasi un'abitudine. Più tardi Clare mi dirà: "Non ho mai visto un uomo più felice di David quando perlustrava in barca il limite dell'estuario in cerca del masso". Torniamo alla macchina e seguiamo la vecchia via di transumanza oltrepassando la casa natale dell'architetto Inigo Jones e attraversando in Dwyrid sul delizioso ponte di pietra a tre arcate da lui costruito, con i sedili in ardesia delle isole pedonali triangolari, dalle quali nelle sere d'estate la gente osserva il fiume bordato di querce. Lungo la strada siamo costretti a passare accanto a una fattoria dove, come Nash ha previsto, due cani da pastore assalgono la macchina mordendo il paraurti mentre tiriamo su i finestrini. Lui e suo fratello da ragazzi percorrevano spesso questo viottolo e, all'approssimarsi della fattoria, preparavano sempre un paio di robusti bastoni per tenere a bada i cani.      







David Nash...Wooden Boulder...2 di 2

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