venerdì 2 novembre 2018

Hito Steyerl...




Ma ecco emergere la più radicale conseguenza del fatto che internet è passata offline: se le immagini si possono condividere e far circolare, perché non si può fare lo stesso con tutto il resto? Se i dati migrano di schermo in schermo, anche le loro incarnazioni materiali si possono muovere di vetrina in vetrina e attraverso altre recinzioni. Se si può eludere il copyright e criticarne la legittimità, perché non si può fare lo stesso con la proprietà privata? Se si può condividere un piatto in jpeg su Facebook, perché non il pasto vero? Perché non applicare i principi del fair use anche allo spazio, ai parchi e alle piscine? Perché rivendicare l'accesso libero solo alla libreria digitale jstor e non al Mit di Boston o a scuole, ospedali, università? Perché le nuvole di dati non dovrebbero scaricare una pioggia di prodotti del supermercato? Perché non mettere in comune l'acqua, l'energia e il Dom Perignon? Se il circolazionismo vuole avere un peso, deve passare nel mondo della distribuzione offline, della disseminazione in 3D delle risorse, della terra e dell'ispirazione. Perché non ritirarsi piano piano da un internet che sta tra i morti viventi per costruire altre reti?

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