giovedì 19 maggio 2022

PIER PAOLO PASOLINI...



Necrologio di P. P. Pasolini su una certa Laura Betti - 1971

Lei, Laura Betti, che negli anni Sessanta anticipava di dieci anni un modo nuovo
di comportarsi e di rompere gli schemi di una morale rachitica e opprimente,
ora cos'è? Dopo che le sue scelte antiche, arrivato il '68 studentesco, sono state
acquisite e estremizzate da molti, ora cos'è? Pasolini dice una morta, ed è forse
vero perché la vecchia Laura Betti è morta; ma una nuova Laura Betti è ancora
rinata, da "Teorema" ai nuovi film con Bellocchio e Bertolucci che sta girando,
film con registi d'avanguardia per essere ancora d'avanguardia, come da sua
natura inevitabile.  


Sentiamo che direbbe un testimone nel 2001, costretto a fare un necrologio di Laura Betti.
" Pioniera della contestazione? Sì, ma anche sopravvissuta alla contestazione. Quindi restauratrice
di uno statu quo ante. Dove c'era il pieno (l'ordine borghese e l'opposizione ufficiale), si è avuto
il caos; caduto il caos, quel pieno è apparso come vuoto, e chi c'era dentro, a fare il buffone della
protesta, si è trovato come in una stanza di cui fossero scomparse improvvisamente le pareti.
I popoli antichi rievocavano artificialmente il caos per " rinnovarsi ", ricostruendo il momento
inaugurale. Il caos non passa senza lasciare la necessità di rinnovamento. Invece del rinnova-
mento si è avuta la restaurazione, con le squadre fasciste. Quel pupazzo che nel " pieno degli
anni cinquanta e dei primi anni sessanta" si è trovato ad essere vivo, ma strettamente dipende-
nte dal mondo che egli, in quanto pupazzo, contestava, e poi è stato travolto e vanificato
dal caos del biennio dal 1968 al 1970, col ritorno della normalità ha verificato in sé l'accadere
di un fenomeno molto comune: l'invecchiamento. La persona di cui sto in particolare parlando
non ammette nulla di tutto questo. E' invecchiata e morta: ma son sicuro che nella sua tomba
ella si sente bambina. Ella è certamente fiera della sua morte, considerandola una morte speciale.
Inoltre pur ammettendo in parte di essere morta, appunto perché la sua morte, essendo speciale,
può essere ammessa, essa, nel tempo stesso, non l'ammette: " la mia morte è provvisoria, è un
fenomeno passeggero", essa par dire, con l'aria di un personaggio di Gogol, di Dostoiewsky, o
di Kafka, in alto loco si sta brigando perché tale noiosa congiuntura venga superata e tutto torni
come prima. Del resto, io non ho soluzione di continuità: sono ciò che ero.
La mia possibilità di stupore non ha limiti perché io cado sempre dalle nuvole, e rido, com
meraviglia fanciulla. (Contemporaneamente, là nella tomba, dice: "Io non sono mai nelle
nuvole, son sempre coi piedi per terra, niente mi meraviglia perché, da sempre, so tutto").
Ambiguità? No: doppio gioco. Ché essa, la morta, Laura Betti, non era ambigua, anzi era
tutta d'un pezzo: inarticolata come un fossile. Ella ha aderito alla sua qualità reale di fossile,
e infatti si è messa sul volto una maschera inalterabile di pupattola bionda (ma: "attenti, dietro
la pupattola che ammetto di essere con la mia maschera, c'è una tragica Marlene, una vera Garbo").
Nel momento stesso però in cui concretava la sua fossilizzazione infantile adottandone la
maschera, eccola contraddire tutto questo recitando la parte di una molteplicità di personaggi
diversi fra loro, la cui caratteristica è sempre stata quella di essere uno opposto all'altro.
La sua grande fortuna è stata quella di avere evitato di vivere in uno dei tanti paesi dittatoriali
che ci sono al mondo; e soprattutto di avere evitato di finire in uno dei tanti possibili campi 
di concentramento. Che terrificante vittima sarebbe stata! Ma in un necrologio non si dicono
queste cose. Facendo di lei un esame superficiale, molti le attribuivano in vita una volontà
provinciale di degradazione degli idoli. No, non era soltanto il sadismo di una provinciale
che giunta nel Centro dove abitano gli idoli, prova il piacere di profanarli e di dissacrarli:
in questa dolorosa operazione c'era il suo bisogno di essere contemporaneamente "una " e
" un'altra", "una " che adora, e "un'altra " che sputa sull'oggetto adorato; " una " che mitizza
e " un'altra " che riduce. Ma non era ambiguità, ripeto. Il suo gioco era chiaro come il sole.
Naturalmente, proponendosi prima di tutto, come una delle leggi-chiave del suo codice,
di non fare mai, in alcun caso, pietà, essa, per il gioco dell'opposizione, ha anche sempre
voluto e ammesso anche di fare pietà. Ma la pietà non e stata causata da una o dall'altra
delle sue azioni o delle sue situazioni: no, essa è sempre stata causata dall'eccessiva
chiarezza del suo gioco. Dunque è attraverso la pietà che essa è stata costretta a provocare
verso la sua persona, che è venuta fuori la sua generosità: cioè qualcosa di eroico.
Questo è infatti il necrologio di un'eroina. Bisogna aggiungere che era molto spiritosa
e un'eccellente cuoca. 


Pier Paolo Pasolini




PIER PAOLO
come un gattaccio in cerca d'amore
PASOLINI
1922 - 2022

continua...

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