giovedì 26 gennaio 2023

NUTO REVELLI... 27 gennaio


Nuto Revelli


La mia tradotta abbandona la stazione di Collegno alle ore 3 del 21 luglio 1942. E' una tradotta lunghissima, di 25-30 vagoni, e porta 6 ufficiali, 340 alpini, 90 muli e tante casse di materiale inutile.
...A Milano le donne fasciste, in sahariana bianca, ci fanno festa, distribuiscono acqua e ghiaccio...
Al Brennero incrociamo una tradotta tedesca diretta verso l'Africa Settentrionale...ci guardano dall'alto in basso, ridono dei nostri muli che scalciano contro le pareti di legno dei vagoni...Attraversiamo l'Austria, ancora bella, intatta...In Polonia il paesaggio cambia. Immense distese di terra che si perdono all'orizzonte. Ogni tanto un treno distrutto, capovolto. Per la prima volta sentiamo parlare dei partigiani, che sarebbero attivi e feroci. A Varsavia il primo incontro con gli ebrei. Ci chiediamo chi siano questi  civili - donne, uomini, bambini - vestiti di stracci, tutti marchiati con una stella gialla sul petto e sulla schiena, che vagano lungo i nostri binari, con le SS che li controllano con le armi puntate. Tutti gli ebrei hanno un secchio e una scopa. Sono addetti alla pulizia della stazione, devono raccogliere i rifiuti della nostra tradotta, Voglio capire, cerco di capire...A Stolpce, in Ucraina, gli ebrei sono più numerosi...La sosta è più lunga del solito. Giuseppe Grandi mi parla, ci parliamo, preparando il rancio. Questa gente muore di fame. Ne distribuiamo una parte, eludendo la sorveglianza delle SS. Gli alpini sono scesi tutti dalla tradotta, e nella confusione gli ebrei riescono ad avvicinarsi a noi, a raccattare un mestolo di minestrone. Una giovane donna riesce a farsi capire parlando in latino. Dice che poco lontano vi è un campo di sterminio: ogni giorno vi muoiono 300 ebrei. In me è come se si spezzasse qualcosa. Voglio capire bene, voglio capire tutto. E guardo, e fotografo con gli occhi tutto quello che vedo. Comincio a guardare i tedeschi con odio. La mia ignoranza è catastrofica. Non so nulla dei campi di sterminio. Ma mi rendo conto che la guerra dei tedeschi non è la mia guerra. E questo sentimento mi spaventa, mi angoscia. Non avevo capito niente del fascismo; nulla delle leggi razziali del 1938. E chi non capisce nel momento giusto rischia di capire quando è troppo tardi.


da " Le due guerre. Guerra fascista e guerra partigiana "
Einaudi editore - 2003

Nuto Revelli 1919 - 2004

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