sabato 25 gennaio 2014

A. Momigliano - D. Bidussa




… ma qualunque cosa si scrive su quel periodo che finisce con fascisti e
nazisti collaboranti nell’inviare milioni di ebrei nei campi di eliminazione,
un affermazione va ripetuta. Questa strage immane non sarebbe mai
avvenuta se in Italia, Francia e Germania (per non andare oltre) non ci
fosse stata una indifferenza maturata nei secoli, per i connazionali ebrei.
L’indifferenza era l’ultimo prodotto delle ostilità delle chiese per cui
la “conversione” è l’unica soluzione al problema ebraico.


Arnaldo Momigliano da “ Pagine ebraiche “ 1987


Sue Coe


La Shoah in Italia è stata l’ultimo episodio di una vicenda che legislativamente
inizia nel 1938 ma che culturalmente si nutre di molti apporti, alcuni formatisi
“velocemente” altri presenti a lungo e sotterraneamente nella società civile
italiana e nelle sue élite culturali, altri infine che si combinano e si determinano
anche in relazione a una precisa contingenza. Ma è un fatto che, una volta finita
la guerra, non tutti “volevano sapere” e chi voleva raccontare o affrontare
la questione, anche prescindendo dai “conti che voleva regolare”, si trovava
a recitare la parte del vecchio marinaio di Coleridge: uno strampalato che
con la forza, e non senza fatica, doveva trattenere i suoi riluttanti ascoltatori
diretti spensieratamente alla festa. In sintesi: uno scocciatore.

David Bidussa da “ Il mito del bravo italiano “ 1994

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