lunedì 15 gennaio 2018

Una vera storia d'amore..............CONTENITORE CAPODANNO


EXTRA MONDO


Al tempo in cui più aspri si scatenavano i conflitti fra Guelfi e Ghibellini, una banda di veneziani fece
una sortita nei territori dei Visconti, signori di Milano, e vi catturò il piccolo Orondate, ancora lattante. La famiglia di costui, pur fiera di discendere da Can Grande, signore di Verona, si trovava
allora sotto una cattiva stella.
I rapitori vendettero il bell'Orondate a una ricca vedova della nobile famiglia Grimaldi la quale, non
avendo figli, allevò il piccolo con un affetto pari a quello che avrebbe provato per una creatura propria. Le manifestazioni di tenerezza che ella gli dimostrava crescevano a misura che Orondate cresceva in forza e bellezza e l'atteggiamento indulgente di Madonna Grimaldi non faceva che
accentuare l'indole passionale del suo protetto. E' forse necessario dire che l'amore era il sentimento
predominante nel cuore di Orondate? Certo è che in una città come Venezia una simile disposizione
d'animo incontra assai scarse resistenze. Venere, regina di Cipro, nonostante i numerosi omaggi che
Orondate tributava ai suoi altari, non si considerò soddisfatta finché egli non si fu innamorato 
davvero.
Sull'altra riva del Canal Grande, proprio di fronte a Palazzo Grimaldi, sorgeva un convento di suore
carmelitane. La badessa aveva una giovane schiava chiamata Azora, di squisita bellezza e di un anno più giovane di Orondate. Era tale lo splendore di Azora che l'ambra nera e la lacca sarebbero apparse
opache e spente al suo confronto: l'Africa non aveva mai prodotto una creatura tanto perfetta e
l'Europa poteva vantare un Orondate soltanto. Madonna Grimaldi, pur non essendo bigotta, partecipava alle funzioni religiose con sufficiente regolarità Tuttavia, trovando il gioco del "lanzi-
chenecco" più congeniale ai suoi gusti delle pratiche di devozione, si sbrigava con le messe il più
rapidamente possibile per dedicare alle partite a carte la maggior parte del suo tempo prezioso.
Aveva scelto la chiesa delle carmelitane proprio perché era separata dal suo Palazzo solo da un
piccolo ponte, anche se la badessa apparteneva a una fazione opposta alla sua.  Tra le due dame,
che erano di pari lignaggio, non correvano comunque mai parole che passassero il segno della
buona educazione. Si scambiavano sempre reverenze e inchini molto compassati e ciascuna
mostrava di attribuire la freddezza dell'altra alla compunzione del proprio zelo religioso.
Ma va detto, a onor del vero che Madonna Grimaldi prestava assai scarsa attenzione al sacerdote
e che la badessa impiegava tutto il tempo della funzione a osservare e criticare la disattenzione
della gentildonna. Non altrettanto avveniva per Orondate e Azora. I due giovani accompagnavano
sempre le loro padrone alla  messa e la prima volta chi si incontrarono fu per i loro cuori un
momento decisivo.
In tutta Venezia non ci furono più altre beltà agli occhi di Orondate all'infuori di Azora la quale,
dal canto suo, non aveva ancora notato fino a quel momento che al mondo ci potessero essere
altre belle creature oltre quelle poche che vedeva nel convento. La clausura della badessa e
l'antipatia che c'era fra le due dame, antipatia estremamente cordiale da parte della religiosa,
soffocò tutte le speranze dei due innamorati. Azora si fece grave e malinconica; Orondate divenne
sgarbato e intrattabile, persino l'affetto che nutriva per la sua padrona parve alquanto diminuire.
La seguiva di malavoglia fuorché nelle ore destinate alle funzioni religiose . Più di una volta la
Grimaldi lo trovò ad attenderla sui gradini della chiesa prima ancora che ne aprissero i portali.
Madonna Grimaldi non era tipo da fare osservazioni e rimproveri: paga di soddisfare i propri
capricci, raramente contrastava quelli altrui. Benché assai di rado le venisse in mente qualche
buona azione, era sempre pronta a compierne una quando ne venisse richiesta. Si esprimeva,
inoltre, in termini molto generosi e comprensivi sulla sfortuna di un suo avversario a carte,
purché, beninteso, questa non fosse eccessiva. E' probabile che non si sarebbe addirittura accorta
della passione di Orondate se la sua dama di compagnia, gelosa dei favori di cui egli godeva,
non le avesse messo una pulce nell'orecchio. Fingendosi animata dalle migliori intenzioni, la
donna le fece altresì notare la fortuna che toccava ai due innamorati, aggiungendo che Sua
Signoria, già avanti con gli anni, non sarebbe stata certo disposta a provvedere a una creatura
comprata in un pubblico mercato. Una vera azione caritatevole, pertanto, sarebbe stata quella
di far sposare la coppia al più presto e sistemarla in villa. Madonna Grimaldi, per fortuna, era
sempre incline a credere alle buone intenzioni; bel raramente sospettava ve ne fossero di cattive.
Senza avvedersi della malizia della donna, fu favorevolmente colpita dall'idea di un matrimonio.
Le piaceva appoggiare la causa di due innamorati e li favoriva sempre se questo le era onesta-
mente possibile. Non andava in cerca di difficoltà e non era certo lei a crearne per prima.
Senza neppure interrogare Orondate sull'intensità della sua passione, senza riflettere che
Madonna Grimaldi e lei appartenevano a due diverse fazioni, senza prendere alcuna precauzione
contro un eventuale rifiuto e senza por tempo in mezzo, scrisse alla badessa per proporre le nozze
fra Orondate e Azora. Quando giunse la lettera. la giovane schiava si trovava  nella camera di
Madona  Capello. Tutta la violenza che l'autorità ama esprimere per consolarsi dei limiti in cui
essa è costretta, tutta l'acrimonia di parte, tutta la rabbia ipocrita che il pudore scatena nei confronti
dell'altrui gioia sensuale si rovesciò sulla povera Azora che non riusciva a capacitarsi cosa mai
avesse a che fare con quella lettera fatale. Era lì docile a subire la valanga di contumelie che la
badessa ben volentieri avrebbe urlato in faccia a Madonna Grimaldi, se la sua indole e il rango
della colpevole l'avessero consentito. Impotenti minacce di vendetta vennero ripetute con accenti
infuocati. e poiché  nessuno nel convento osava contraddirla, la badessa sfogava la sua collera e
appagava il suo desiderio di chiacchiere vane con interminabili tautologie.
Finì che Azora venne rigorosamente segregata a pane  e acqua: rimedio infallibile contro le
pene d'amore.
Venti risposte a Madonna Grimaldi vennero scritte e successivamente stracciate perché non
sembravano esprimere a dovere un risentimento che era più chiassoso che eloquente.
Alla fine, fu il confessore della badessa che dovette scrivere la lettera di risposta nella quale,
oltre a inserire qualche santa frottola mescolata a una buona dose d'ironia sull'antico casato
della Grimaldi, insinuava anche oscure allusioni a certe volgarità che i Ghibellini avevano
messo in giro a proposito dei Guelfi. La parte più esplicita della lettera conteneva una sentenza
di perenne castità per Azora e pesanti sarcasmi sugli amori promiscui di Orondate che, da soli,
avrebbero dovuto, in nome della pubblica decenza, farlo già da tempo bandire dalla dimora di
una gentildonna vedova.
Davanti a tutte le suore riunite a capitolo, la badessa trascrisse, firmò e consegnò al confessore,
perché la portasse alla Grimaldi, quella missiva che conteneva tutti i fulmini del castigo.
All'improvviso, la portinaia del convento irruppe ansimando nell'assemblea e annunciò a quel
venerabile consesso che Azora, spaventata dalle furibonde minacce della badessa era entrata in
travaglio e si era sgravata di quattro cuccioli nati morti. Va detto infatti a questo punto, a
beneficio della posterità, che Orondate era un levriero italiano Azora una spaniel nera.  


Horace Walpole

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