Giugno 1916
Giugno 2016
La strada, ora, si faceva ingombra di
profughi. Sull’Altipiano d’Asiago non era rimasta anima viva. La
popolazione dei Sette Comuni si riversava sulla pianura, alla
rinfusa, trascinando sui carri a buoi e sui muli, vecchi, donne e
bambini, e quel poco di masserizie che avevano potuto salvare dalle
case affrettatamente abbandonate al nemico. I contadini allontanati
dalla loro terra,erano come naufraghi. Nessuno piangeva, ma i loro
occhi guardavano assenti. Era il convoglio del dolore. I carri,
lenti, sembravano un accompagnamento funebre. La nostra colonna cessò
i canti e si fece silenziosa. Sulla strada non si sentiva altro che
il nostro passo di marcia e il cigolio dei carri. Lo spettacolo era
nuovo per noi. Sul fronte del Carso, eravamo noi gli invasori, ed
erano slavi i contadini che avevano abbandonato le case, alla nostra
avanzata. Ma noi non li avevamo visti.
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