mercoledì 14 settembre 2016

Martin Caparros...La fame...2 di 4


Il trucco consiste nel presentare la malattia come il rimedio.

(E' una posizione che sta riscuotendo grande successo - e molti ne approfittano. Nel 1985, l'Etiopia subì una delle ultime carestie moderne - la cui causa fu, ancora una volta, perfettamente politica. Il suo presidente Mengistu Haile Mariam, pensava che la siccità a nord del Paese gli sarebbe stata utile per indebolire i ribelli che combattevano nella zona; inoltre, le informazioni sulla fame dei suoi sudditi avrebbero danneggiato la sua immagine. E così non disse niente - e rifiutò gli aiuti che gli offrivano ONG e altre organizzazioni, dicendo che non erano necessari. Quando non ebbe più altra scelta che ammettere quello che stava succedendo, erano già morte un milione di persone. Ci furono campagne, festival, collette per l'Etiopia. Un nuovo personaggio incarnò quelle campagne: con Bob Geldof, Bono e il Live Aid, il rockettaro consapevole fu un'invenzione di quel periodo. La versione attuale dell'intellettuale voltairiano: un uomo che approfitta della fama ottenuta grazie a un'attività culturale per chiedere aiuto per alcuni sfortunati. E, in questo caso: un uomo che non si  propone di cambiare il sistema globale ma di sfruttare il suo accesso a quello stesso sistema, un uomo che frequenta i potenti
gentili di questo mondo per promuovere la sua causa - perché la sua causa non mette in questione quei poteri. E una delle manifestazioni più visibili di questa coscienza globale che si preoccupa per un po' di tempo di un problema che, per quel po' di tempo, gli sembra intollerabile - ma non mette in dubbio il resto della sua vita. E riesce a fare in modo che parlare della fame sia parlare della fame. E' quello che fanno Bill Gates, Warren Buffett, il WFP e tanti altri rappresentanti del business: inorridire di fronte a qualcosa di troppo brutale, troppo chiassoso - e che, d'altronde, potrebbe essere pericoloso, provocare reazioni. Allora garantiscono che chi non ha niente abbia da mangiare - e non rompa.
Di cosa parliamo quando parliamo di fame?)

    C'è una posizione che Oscar Wilde ha sintetizzato con la consueta arguzia nell'Anima dell'uomo sotto il socialismo, 1891:

    Sono circondati da una spaventosa miseria, da uno spaventoso squallore, da una fame spaventosa. E' inevitabile che debbano sentirsi profondamente scossi da tutto ciò. Le emozioni umane funzionano
in modo più rapido dell'intelligenza umana. Ed è molto più facile provare solidarietà con chi soffre che provare solidarietà con un'idea. Così, con intenzioni lodevoli benché sbagliate, gli uomini si fanno carico con grande serietà e sentimentalismo di rimediare ai mali che vedono. Però i loro rimedi non curano la malattia: la prolungano soltanto. Anzi: quei rimedi sono parte della malattia stessa.
    Per esempio, cercano di risolvere il problema della povertà aiutando i poveri a vivere. O, nel caso di certe scuole all'avanguardia, offrendo loro distrazione.
    Però questa non è una soluzione: è un aggravio della difficoltà. Lo scopo autentico, invece, deve essere quello d cercare di ricostruire la società su basi che rendano impossibile la povertà. E le virtù altruistiche hanno ostacolato il raggiungimento di questo scopo. Proprio come i peggiori schiavisti erano coloro che trattavano con gentilezza i loro schiavi, impedendo che gli orrori del sistema fossero percepiti da chi ne era vittima e compresi da chi ne era semplice spettatore, allo stesso modo, nell'Inghilterra di oggi, le persone che arrecano maggior danno sono quelle che tentano di fare del bene.

Martin Caparros...
La fame...
Einaudi editore...
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