lunedì 15 aprile 2019

Philip K. Dick... 12 di 13



Se questo mondo vi sembra
spietato, dovreste vedere
cosa sono gli altri




Una cosa voglio che sappiate: sono cosciente che le mie affermazioni - di aver recuperato ricordi seppelliti do un presente alternativo e di aver percepito l'agente responsabile di aver organizzato quell'alterazione - quelle affermazioni non è possibile provarle né fare in modo che suonino razionali nel senso comune del termine. Mi ci sono voluti più di tre anni per convincermi a raccontare ad altri che non siano i miei più stretti amici l'esperienza incominciata con l'equinozio d'inverno del 1974. una delle ragioni che mi spingono a parlarne finalmente in pubblico, a fare apertamente queste dichiarazioni, è un incontro che ho avuto recentemente, che tra l'altro assomiglia a quello di Hawthorn Abendson nella Svastica sul sole con Juliana Frink. Juliana ha letto il libro di Abendson sul mondo in cui la Germania, il Giappone e l'Italia hanno perso la seconda guerra mondiale e sente che potrebbe dirgli ciò che essa ha compreso del libro. La scena finale della Svastica sul sole credo sia stata la fonte per una scena simile nel mio recente racconto La fede dei nostri padri, in cui una ragazza, Tania Lee, si mostra e rivela al protagonista la sua situazione reale - vale a dire che gran parte del mondo è illusorio, e non per caso. Per parecchi anni ho avuto la sensazione, una sensazione crescente, che un giorno una donna, a me completamente sconosciuta, mi avrebbe contattato e mi avrebbe detto che aveva delle informazioni da darmi, poi sarebbe comparsa alla mia porta, proprio come Juliana alla porta di Abendson, e mi avrebbe detto con la massima serietà esattamente ciò che Juliana dice a Abendson - che il mio libro, come il suo, in un certo senso letterale, reale e fisico non era fiction, ma la verità. questo è proprio quello che mi è capitato recentemente. Parlo di una donna che sistematicamente leggeva tutti i miei romanzi, più di trenta, e molti dei miei racconti. Ed è comparsa; e mi era completamente sconosciuta; e mi ha informato di questo fatto. All'inizio era curiosa di scoprire se io sapevo, o almeno se sospettavo. Le indagini reciproche, i cauti interrogatori, durarono tre settimane. Non mi informò improvvisamente o immediatamente, ma piuttosto gradatamente, osservando attentamente ogni passo del cammino, ogni passo lungo la via della comunicazione e della comprensione, per vedere la mia reazione. Fu davvero una questione importantissima per lei guidare quattrocento miglia per visitare uno scrittore di cui aveva letto molti libri, libri di fiction, frutto dell'immaginazione dello scrittore, per dirgli che vi sono dei mondi sovrapposti in cui viviamo, non un solo mondo, e che lei aveva accertato che lo scrittore in qualche modo era coinvolto con almeno uno di questi altri mondi, cancellato in qualche momento passato, ritessuto e rimpiazzato, e soprattutto per chiedergli se sapeva tutto questo. Fu un momento di tensione, ma molto gioioso, quando lei capì che poteva parlare liberamente; quel momento non arrivò nel nostro incontro finché lei non fu sicura che io potevo affrontarlo. Ma tre anni prima io avevo postulato che, se i miei ricordi recuperati erano veri, era solo un questione di tempo prima che avvenisse un contatto, un cauto tentativo da parte di qualcuno, un approccio da parte di una persona che aveva letto i miei libri e per una ragione o per l'altra aveva dedotto la realtà delle cose - cioè sapeva qual'era l'informazione significativa veicolata dai miei romanzi e racconti. Essa sapeva, grazie ai miei libri, di quale mondo avevo avuto esperienza, quale dei molti; ciò che non poteva capire finché non glielo dissi era che nel febbraio del 1975 ero passato in un terzo presente alternativo, che chiameremo Binario 3, e questo era un giardino o in parco di bellezza e di pace, un mondo superiore al nostro, che veniva alla vita. Potei allora parlarle di tre anziché di due mondi: la nera prigione di ferro che era stata; il nostro mondo intermedio in cui esistono ancora la guerra e l'oppressione, benché siano state molto ridotte; e poi un terzo mondo alternativo che un giorno, quando le variabili giuste saranno state riprogrammate nel nostro passato, si materializzerà e si sovrapporrà a questo... e in cui, svegliandoci, potremo credere di aver sempre vissuto, essendo fortunatamente sradicato dalla nostra memoria il ricordo di questo mondo intermedio, come quello della vecchia e nera prigione di ferro. Potrebbero esserci altre persone come questa donna, che hanno dedotto dalle prove interne ai miei scritti, oltre che dai loro stessi ricordi superstiti, che il panorama che io descrivo come fittizio è o è stato in un certo senso letteralmente reale, e che se una realtà più triste può aver occupato un tempo lo spazio che occupa ora il nostro mondo, è ragionevole supporre che il processo di miglioramento non finisca necessariamente qui; questo non è il migliore dei mondi possibili, esattamente come non è il peggiore.

                                                             12 - continua



Philip K. Dick - Se questo mondo vi sembra spietato,
dovreste vedere cosa sono gli altri - Edizioni e/o - 
Piccola biblioteca morale - 1996

Nessun commento:

Posta un commento