mercoledì 13 marzo 2019

Philip K. Dick... 4 di 13



Se questo mondo vi sembra
spietato, dovreste vedere
cosa sono gli altri





Ma se avete seguito le mie congetture sulla sovrapposizione di questi mondi alternativi e pen-     
sate come me che, se ce ne sono tre, ce ne potrebbero essere trenta o tremila - e che alcuni di
noi vivono in questo, altri in un altro, altri ancora in altri, e che gli avvenimenti di un binario
non possono essere percepiti dalle persone di un altro binario - ebbene, lasciatemi dire quello
che penso una volta per tutte. Io credo di aver avuto una volta esperienza di un binario in cui
il Salvatore era ritornato. Ma si è trattato di un'esperienza molto breve. Adesso non sono là.
Non sono neanche sicuro di esserci mai stato. Naturalmente può darsi che non vi ritornerò mai
più. Soffro per questa perdita, ma perdita resta, in qualche modo mi spostai lateralmente,
ma poi ricaddi indietro, e tutto era finito. Una montagna che svaniva e un fiume. Suono di
campane. Tutto finito, per me: completamente finito. Nei miei racconti e romanzi scrivo 
spesso di mondi controfattuali, semi-reali, così come di mondi privati, spesso abitati da una 
sola persona, che deragliano mentre gli altri personaggi restano nei loro mondi oppure ven-
gono in qualche modo trasportati in quelli speciali. Questo tema ritorna nel corpus venti-
settennale dei miei scritti. Non ho mai avuto una spiegazione teorica del mio interesse per  
questi pseudo-mondi pluriformi, ma ora credo di capire. Ciò che intuivo era la multiformità 
degli aspetti di realtà solo parzialmente attualizzate che tangevano quella che evidentemente
è la più attualizzata di tutte, quella su cui la maggior parte di noi, per consensus gentium, si
trova d'accordo. Benché originariamente io pensassi che le differenze tra questi mondi fossero
dovute interamente alla soggettività dei vari punti di vista degli uomini, ben presto mi chiesi
se non potesse trattarsi di qualcosa di più - e cioè che di fatto esistevano concretamente molte
realtà sovrapposte l'una all'altra come in tante trasparenze cinematografiche. Ciò che ancora
non riesco ad afferrare, però, è come una realtà fra le tante prende corpo e si attualizza
distinguendosi dalle altre. Forse non se ne attualizzerebbe nessuna. O forse l'attualizzazione
si basa sull'accordo del punto di vista di un numero sufficiente di persone. Più probabil-
mente il mondo-matrice, quello più veramente reale, è stabilito dal Programmatore.
Egli o esso organizza - stampa, per così dire - la matrice fondamentale e la fonde con la
sostanza concreta. L'essenza o nocciolo della realtà - il mondo che la riceve o la raggiunge,
e in quale misura - questo è nella mente del Programmatore; questa selezione e riselezione
è pane di una generale creatività, che noi viviamo come fatti storici, passa attraverso
stadi di interazione dialettica, tesi e antitesi, man mano che le forze dei due giocatori si
mescolano. Evidentemente qualche sintesi arride all'oscuro avversario, eppure neanche
questo è vero, in virtù del fatto che il nostro grande Avvocato ha precedentemente sele-
zionato delle variabili la cui alterazione gli procura la vittoria finale. Per ogni partita
che vince, Egli reclama a turno alcuni di noi, che partecipiamo al gioco. Questa è la
ragione per cui istintivamente la gente prega "Libera me, Domine", che spiegato, si-
gnifica "Districami, Programmatore, dato che tu ottieni una vittoria dopo l'altra; laterale
in modo che io non ne sia escluso". Ciò che noi sentiamo come "essere esclusi" significa
rimanere sotto la giurisdizione di una potenza maligna, malgrado tutte le sue astuzie,
ha già perso, anche quando vince, perché in un certo senso l'avversario è cieco e quindi
il Programmatore-Riprogrammatore ha un vantaggio. Avicenna, il grande filosofo
arabo medioevale, scrisse che Dio non vede il tempo come noi: per lui non ci sono né
passato né presente né futuro. Ora, supponendo che Avicenna sia nel giusto, immaginiamo
una situazione in cui Dio, da qualunque posizione vantaggiosa si trovi, decida di intervenire
nel nostro mondo, cioè di irrompere dal suo regno a-temporale nella storia umana.
Ma se dal suo punto di vista esiste solo una realtà onnipresente, allora egli può intervenire
con la stessa facilità in quello che per noi è il passato come in quello che per noi è il pre-
sente o il futuro. E' esattamente come uno scacchista che guardi la scacchiera: egli può
muovere qualunque pezzo desideri. Seguendo il ragionamento di Avicenna, possiamo
dire che Dio, desiderando per esempio realizzare il Secondo Avvento, non è costretto a
limitare questo fatto al nostro presente o al nostro futuro; egli può intervenire nel nostro
passato - in altre parole, cambiare la nostra storia passata; può far sì che ciò sia già avve-
nuto. E questo sarebbe vero per ogni cambiamento che egli desiderasse compiere, grande 
o piccolo. supponiamo per esempio che un fatto verificatosi nel nostro 1970 d.C. non 
coincida con la sua idea di come dovrebbero andare le cose. Egli può obliterarlo, o
cambiarlo, migliorarlo, tutto ciò che vuole, anche in un punto precedente il tempo lineare.



4 - continua 
  


Philip K. Dick - Se questo mondo vi sembra spietato,
dovreste vedere cosa sono gli altri - Edizioni e/o -
Piccola biblioteca morale - 1996 -
                                              
                                                    
  
                                                                                               

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